Di seguito un comunicato diffuso dal sindacato Cgil:
Tra gli 800 lavoratori del servizio di igiene ambientale di Taranto e provincia si sta verificando una vera e propria ecatombe.
Cadono come birilli – dice Mimmo Sardelli, segretario generale della FP CGIL di Taranto – colpiti da crampi di calore, collassi, gravi squilibri idrominerali e sincopi, perché costretti a lavorare spesso in fasce orarie dalle temparature elevate e senza le adeguate contromisure di prevenzione e prevenzione previste dall’INAIL per le lavorazioni in “ambienti severi caldi” a forte impatto, per lo stress termico ambientale, sulla salute e la sicurezza dei lavoratori e sulla loro stessa efficienza.
Così il sindacato in questi giorni ha scritto a tutte le aziende pubbliche e private deputate al servizio e alla gestione della raccolta rifiuti per tentare di correre ai ripari.
Il servizio è strategico e indispensabile e per questo ci aspetteremmo una responsabilità maggiore verso chi ci consente di vivere in condizioni di civiltà – dice Francesco Achille, coordinatore provinciale Igiene Ambientale della FP CGIL Taranto – è invece fa vergognare la condizione di lavoro di chi è costretto a stare sotto il sole per tutto il turno di lavoro, a condurre mezzi di servizio che nel 2023 continuano a non essere climatizzati o chi assurdamente, come se fossimo in un qualsiasi sobborgo africano, continua a non avere accesso, ne sui mezzi ne in azienda, ad una fonte di acqua potabile che invece andrebbe garantita ai lavoratori.
In una nota inviata a tutte le aziende del settore la FP CGIL chiede pertanto cose semplici.
Come si fa non rendersi conto che di fronte a quest’onda climatica di forte calore quei lavoratori sono a rischio? – dice Sardelli – ecco perché abbiamo chiesto innanzitutto il riconoscimento di questa emergenza disponendo immediatamente alcuni semplici azioni di attenzione, le stesse raccomandate dall’INAIL per chi lavora con temperature superiori ai 30°.
La FP CGIL chiede una organizzazione di turni di lavoro prevalentemente in orari notturni o semi-notturni, in grado anche di garantire maggiori pause in luoghi freschi e ombreggiati, la messa a disposizione di mezzi per il trasporto refrigerati e acqua.
E’ pazzesco dover rivendicare tutto ciò – terminano Sardelli e Achille – è vergognoso pensare che anche nelle aziende a guida pubblica un lavoratore non possa neanche bere. Ci auguriamo che in nome della salute di quei lavoratori si possa agire con opportuna tempestività.