Martina Franca, ospedale. Ieri mattina.
L’infermiere era impegnato nel soccorso di un paziente. Un altro “paziente” nel pronto soccorso ha tirato una bottiglia piena d’acqua contro l’infermiere, colpendolo. L’aggressione è stata denunciata da Pierpaolo Volpe, presidente dell’organizzazione professionale per la provincia di Taranto.
Di seguito un comunicato diffuso da Opi Taranto:
Ancora un’aggressione ai danni di personale sanitario all’interno dei Pronto Soccorso. Questa volta l’episodio si è verificato presso il Presidio ospedaliero Valle D’Itria di Martina Franca, dove nella mattinata di venerdì 21 luglio, è stato preso di mira un infermiere.
Il Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Taranto, dott. Pierpaolo Volpe, esprime la solidarietà di tutta la comunità professionale al collega aggredito durante il proprio turno di lavoro.
“La dinamica dell’aggressione non è stata ancora chiarita nei dettagli, ma stando a una prima ricostruzione dei fatti -spiega Volpe-, un utente del Pronto Soccorso avrebbe lanciato una bottiglietta piena d’acqua sul volto dell’infermiere mentre questi era impegnato in attività assistenziale. Si tratta di un gesto incivile e irrispettoso, assolutamente da condannare. Purtroppo le azioni violente nei confronti del personale sanitario sono diventate ormai una costante, aggravate dall’emergenza caldo e soprattutto dalla carenza di personale che incide sui tempi di attesa nei Pronto Soccorso. La misura è colma, tutto questo non è più tollerabile -conclude Volpe- e urge mettere in campo misure di sicurezza a tutela del personale”.
Di seguito un comunicato diffuso da Rsu Asl Taranto:
Continuano le aggressioni al personale del pronto soccorso che sconta scelte politiche regionali miopi e scellerate incapace di promuovere la realtà jonica.
La rabbia dei pazienti, costretti ad attese spesso lunghe per essere curati si riversa sugli incolpevoli operatori del front office, Infermieri, Oss e personale ausiliario di Sanitaservice, parafulmini di un sistema sanitario ormai allo sbando e in uno stato di coma irreversibile.
I colleghi sono stanchi di ricevere messaggi di solidarietà, e chiedono a gran voce una profonda riorganizzazione del servizio.
Il fenomeno ha ormai raggiunto livelli allarmanti, sia per il numero sempre crescente di episodi delittuosi sia per la gravità degli stessi, che ormai non risparmiano nessuna parte delle regioni italiane.
Sicuramente non è colpa di chi si prende cura di loro se decenni di disinvestimenti, assenza di programmazione, hanno contribuito al dissolvimento di un servizio sanitario pubblico. Neanche la legge che nel 2020 ha introdotto il reato penale di aggressione ad operatore sanitario è riuscita a invertire tale tendenza .
Evidentemente serve altro.
Occorrono investimenti, nuove assunzioni di medici infermieri e OSS oltre ad una campagna di sensibilizzazione.
Interventi certo utili che, però, rischierebbero di non essere risolutivi se isolati o non calati in un contesto di profonda riorganizzazione dell’intero sistema di presa in cura del paziente.
La rabbia della gente, che attende ore in sala di attesa per una visita non giustifica questi atti criminali.
Occorre ricorrere a misure certamente più incisive.
Oggi è toccato al collega infermiere P.P. del P.S. di Martina Franca che sicuramente questa mattina si è recato sul suo posto di lavoro per prendersi cura e non per ricevere cure perché aggredito!
Fino a quando il pronto soccorso continuerà a essere l’unica porta di accesso alle cure, perché le liste di attesa rappresentano il vero grande ostacolo del diritto alla cura e alla salute dei cittadini.
Non chiediamo solidarietà, non vogliamo encomi, desideriamo soltanto essere trattati come tutti i lavoratori, e non è escluso che a breve, nel rispetto dell’utenza si avviino azioni clamorose.
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