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Comune di Taranto: piano alienazioni immobiliari, le critiche di un consigliere comunale Liviano: in vendita gran parte del patrimonio di edifici in città vecchia

taranto facciata comune

Di seguito un comunicato diffuso da Gianni Liviano, consigliere comunale di Taranto:

Venerdì il Consiglio Comunale ha approvato il nuovo piano delle alienazioni immobiliari per il triennio 2023-2025. Si tratta in sostanza del patrimonio immobiliare di proprietà, che il Comune decide di mettere in vendita. Numerosissimi sono gli immobili  di cui il Comune intende disfarsi e, in particolare tra questi,  tanti  sono ubicati nella città vecchia di Taranto  (nel dettaglio, rispetto alla città vecchia, in vico Calò, scaletta Calò, via di Mezzo, vico Casalini, vico SANTI Medici, via Cava, vicolo Lojucco, vico Galizia, vicoletto Pantile,  Postierla Immacolata, via Paisiello, vico Pontescuro, vicoletto Serafico, via Duomo 106 e 218, vico Trappeto, Vico De Valeris, vico Secondo Statte).

Quando ci sono dei debiti si ha bisogno di soldi e per recuperarli spesso si vendono i beni di famiglia, Così intende fare l’amministrazione comunale che ha chiuso il bilancio consolidato con 17 milioni di perdita e che prevede di avere nell’anno 2024 oltre 121 milioni di debiti (con un debito procapite di 650 euro a testa per ciascuno dei 188.000 abitanti). Per fare cassa e compensare parzialmente questa mole importante di debiti, l’amministrazione comunale ha deciso di mettere in vendita una buona parte del suo patrimonio immobiliare.

Il fatto è che , quando sei preso dall’ansia di recuperare soldi, corri seriamente il  rischio di perdere di vista l’orizzonte di senso delle scelte che fai. Cosi’ a me pare che stia accadendo a Taranto rispetto alle scelte che l’amministrazione comunale sta facendo sulla città vecchia. Diversamente sarebbe infatti difficile spiegare le ragioni per cui il comune decida di vendere il proprio patrimonio immobiliare quando ha a disposizione (come si apprende dalla delibera di consiglio comunale 119/2019) ben 291.000.000 di euro circa per ristrutturare la città vecchia (derivanti nel consiglio da alcune delibere cipe, da fondi por e da altri fondi) a cui si aggiungono fondi ricevuti piu’ di recente con il pnrr per un totale  che si aggira intorno ai 310.000.000 di euro (e cioè oltre 600 miliari di vecchie lire).

E’ del tutto evidente che La scelta di conservare  o no la proprietà  degli immobili non è legata solo ad un profilo affettivo di salvaguardia del proprio patrimonio.   La domanda vera è quanto conta per l’amministrazione comunale la rigenerazione sociale, la necessità di salvaguardare i residenti e di sperimentare processi di crescita e di integrazione. Conservare la proprietà immobiliare agevola fortemente i processi di rigenerazione sociale, privatizzare invece apre i futuro della città vecchia ad un uso completamente differerente, certo piu’ attento all’economia, ma meno attento alle persone

Per questo ho votato contro questa decisione dell’amministrazione comunale di vendere gran parte del proprio patrimonio immobiliare, perché mi pare che la rigenerazione urbana debba essere sempre accompagnata dalla rigenerazione umana e perché le persone, e nella fattispecie i residenti in città vecchia, devono essere al centro dei processi di recupero e valorizzazione dle borgo antico.

Il fatto che il Sindaco abbia deciso di vendere il patrimonio di quella che lui definisce “isola madre” ai privati, fa venire in mente un’antica canzone di Fabrizio De Andrè, il cui titolo era “Città vecchia” e che ad un certo punto recitava cosi’:  “quello che ha venduto per tremila lire sua madre ad un nano”.

 


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