Di seguito un comunicato diffuso da Francesco Laddomada, consigliere regionale della Puglia:
Ancora una vertenza riguardante il mondo del lavoro al centro dell’azione politica del Consigliere Francesco Laddomada che si è attivato per sostenere gli ex lavoratori della ESSETIEFFE SLI di Taranto licenziati nel maggio dello scorso anno. Dopo aver usufruito della cassa integrazione, ai lavoratori della ESSETIEFFE SLI sembra sia stato negato, benché nessuna comunicazione sia arrivata ufficialmente dalla Regione Puglia, l’accesso all’Istituto della mobilità motivando tale decisione dal mancato versamento da parte dell’Azienda dei contributi d’ingresso. Motivazione che non ha per nulla convinto né i lavoratori, né il Consigliere Laddomda sempre attento su tutte le questioni riguardanti il mondo del lavoro. “La situazione degli ex lavoratori della ESSETIEFFE SLI – afferma Laddomada – mi sembra avvolta in una coltre di mistero, considerato che nonostante sono passati mesi dalla richiesta di accesso all’Istituto della mobilità, agli ex lavoratori non è stata data alcuna risposta ufficiale in merito. Mi sono recato presso gli Uffici regionali senza aver avuto spiegazioni esaustive sulla vicenda che riguarda, voglio ricordarlo, ben 53 ex lavoratori ai quali scade la cassa integrazione il prossimo mese, e rischiano di trovarsi senza alcun ammortizzatore sociale a loro sostegno e delle famiglie. Una situazione a dir poco difficile considerato che le motivazioni espresse dagli Uffici regionali appaiono in contrasto con alcune indicazioni fornite sia dal Ministero del Lavoro che dalla stessa INPS. Infatti – continua il Consigliere – da una prima valutazione della documentazione esaminata varrebbe la logica dell’esonero dal versamento di tali contributi in quanto l’Azienda ha cessato definitivamente la propria attività, non trattandosi né di vendita, né di ristrutturazione; ne tanto meno i lavoratori sono stati ricollocati in altre realtà aziendali. Inoltre – prosegue Laddomada –, come già accennato, lo stesso Ministero del Lavoro, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n.6 del 1999, ha fornito ulteriori indicazioni con la nota dell’1.3.2000 affermando che “i lavoratori, pur in assenza delle prescritte procedure di mobilità, non attivate a causa del comportamento omissivo del datore di lavoro, possono essere iscritti a seguito di espressa richiesta nelle relative liste, qualora sia accertata la natura collettiva dei licenziamenti conseguenti alla totale cessazione dell’attività aziendale.” Inoltre la tipologia di azienda presso la quale gli ex lavoratori hanno prestato la loro manodopera ha tutti i requisiti – più di 15 dipendenti, licenziamento collettivo, cessazione attività -, per poter accedere alla mobilità. Pertanto al fine di sostenere le ragioni di questi lavoratori ho inviato una nota alla filiera istituzionale, OO.SS. comprese, nella quale chiedo che si avviino con la massima urgenza delle verifiche sulla posizione di questi ex lavoratori, e che, in caso di diniego all’accesso alla, mobilità gli stessi lavoratori intraprenderanno tutte le opportune iniziative tese a garantire la tutela dei loro diritti”.