Di Martino Abbracciavento:
Divario negli investimenti nel settore dei trasporti su ferro tra Nord e Sud, è questo quello che emerge nel rapporto Pendolaria 2023 di Legambiente; il rapporto evidenzia inoltre arretratezza dell’Italia rispetto agli altri Paesi d’Europa.
Nel rapporto Pendolaria 2023 di Legambiente trova spazio la classifica delle 10 linee peggiori d’Italia, tra esse: le Ex linee Circumvesuviane, la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo, la Catania- Caltagirone-Gela, a seguire Milano-Mortara, Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia, Genova-Acqui-Asti, Novara- Biella-Santhià, Trento-Bassano Del Grappa, Portomaggiore-Bologna, Bari-Bitritto.
Legambiente fa sapere che: “Negli undici anni dal 2010 al 2020, sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro”.
Sempre nel rapporto si legge che: “Dal 2018 al 2022 le inaugurazioni di nuovi binari in città sono state inadeguate, parliamo di un ritmo di un chilometro e mezzo all’anno di nuove metropolitane. Nel 2018 sono stati inaugurati 0,6 km; nel 2019 e 2020 neanche un tratto di nuove linee; nel 2021 1,7 km, mentre nel 2022 il dato sale a 5,3 km grazie all’apertura della prima tratta della M4 a Milano. Anche sulle nuove tranvie il dato medio dell’ultimo quinquennio è da dimenticare, ossia 2,1 km all’anno: 5,5 km inaugurati nel 2018, 5 km nel 2019, nessun chilometro aperto negli ultimi tre anni”.
E come detto, evidenti sono le differenze che si avvertono tra Nord e Sud. In particolare la situazione si ritiene abbastanza critica al Sud, dove circolano meno treni, gli stessi treni viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate, i convogli sono più vecchi con un’età media di 18,5 anni, molto più elevata rispetto agli 11,9 anni di quelli del Nord.
A proposito delle differenze tra Nord e Sud, nel rapporto, si evidenzia che: “Le corse dei treni regionali in Sicilia, per esempio, sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della Lombardia, quando la popolazione in Lombardia è pari al doppio dei siciliani (rispettivamente 10 e 5 milioni) con un’estensione inferiore a quella dell’isola. Emblematico è che tra Napoli e Bari non esistano, ancora oggi, treni diretti o che esistano situazioni come quella della linea Palermo-Trapani, via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) e della tratta Corato-Andria in Puglia (ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti)”.
A tal proposito, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente precisa che: “Il processo di riconversione dei trasporti in Italia, è fondamentale. Lo è se vogliamo rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050, visto che il settore è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990. Per questo è fondamentale invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per la “cura del ferro” del nostro Paese, smettendola di rincorrere inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina. Occorre investire in servizi, treni moderni, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, in linee ferroviarie urbane, suburbane ed extraurbane, potenziando il servizio dei treni regionali e Intercity. Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini chiediamo di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere”.