Ieri sera si è concluso il presidio di due giorni in piazza D’Angiò a Martina Franca. Agricoltori, autotrasportatori e ristoratori impegnati a dire “la valle d’Itria si ferma” per il carovita.
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Sono andato a salutare un amico che con solita genuinità e amicizia mi ha accolto con un caloroso: “GIUÀ!”
Lanciandomi un panino con le bombette, non mi ha nemmeno dato il tempo di dirgli che ero lì per intervistarlo e chiedergli il perché avesse voluto fortemente essere, con tanti altri trasportatori, promotore e organizzare la due giorni del presidio di protesta.
Mentre attendevo Michele Minardi, mi sono guardato attorno ed ho visto una grande FRATELLANZA DEMOCRATICA che senza rabbia, senza retorica, senza pregiudizio era lì per sentirsi insieme e vivere il futuro senza volersi più sentire vittima dell’incertezza che appartiene al domani. Nel sillogismo che spesso mi capita di fare quando associo una sensazione emotiva percepita ad una scena che sto guardando, ho coniato un pensiero che ha riscaldato il mio sorriso che si creava nel freddo della sera: è tempo di tornare ad incontrarsi per un obiettivo comune.
Michele intanto dispensava panini, gli altri lo guardavano e lo riconoscevano tutti. Ed è questo il senso che Michele Minardi riconsegna a chi vuole accettare le proprie origini: la Martinesità come stato d’animo e dell’anima.
L’intervista è stata breve “come il tempo che ho messo a mangiare quel panino che sapeva di Martina” (forma italianizzata dalla grammatica dialettale che è comprensibile solo a chi la tradurrà in martinese).
Colgo questa occasione pubblica per ringraziare le forze dell’ordine locali Polizia di Stato e le volontarie e i volontari della Protezione Civile CAV Martina Franca per tutto il lavoro svolto ed aver garantito la sicurezza di coloro che hanno dimostrato in Piazza Filippo d’Angiò senza aver creato disagio, ma anzi, ridato alla nostra città un fulgido esempio di partecipazione popolare.
La libertà è partecipazione. (Giovanni Fumarola)