La rivista “Nature” nel numero in edicola domani, propone che la terra dei fuochi della Campania divenga un laboratorio a cielo aperto, sugli effetti dell’inquinamento. Un laboratorio da mettere su, gigantesco, con fondi dell’Unione europea. Per sostenere tale tesi è stato anche riportato il parere di Gennaro Ciliberto, direttore dell’istituto tumori “Pascale” di Napoli il quale il quale ritiene quel territorio martoriato dalla presenza di rifiuti stoccati illecitamente, un “perfetto campo di studi” per un programma di ricerca e biomonitoraggio.
Poiché, è cronaca di queste ore, anche il foggiano e il Salento sono in condizioni analoghe a quelle della Campania (per esempio: a Ordona, provincia di Foggia, si parla di mezzo milione di tonnellate di rifiuti pericolosi e pericolosissimi interrati in una cava) e poiché l’area tarantina, in tema di inquinamento, non ha certo nulla da invidiare alle altre e poiché ancora, la zona di Brindisi con gli insediamenti industriali è in condizioni analoghe, si potrebbe pensare qualcosa nel senso della ricerca, anche per la nostra regione. Insomma, non si sottovaluti la proposta lanciata da “Nature”, che fra l’altro è suffragata da un precedente riferito alla città greca di Tessalonica: lì, con i fondi europei, si è dato il via a un progetto per studiare gli effetti della combustione delle biomasse, nel sangue e nelle urine dei bambini.
L’inquinamento come risorsa per studiare il modo di non inquinare più, una strada di sviluppo solo apparentemente paradossale.