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Carcere di Taranto, rivolta dei detenuti Sindacato Sappe: evitata tragedia

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Secondo il sindacato di polizia penitenziaria, al carcere di Taranto la tragedia è stata evitata per un soffio e solo grazie alla bravura di dirigenti e poliziotti.

I detenuti del penitenziario di via Speziale, ieri sera, avrebbero iniziato una vera e propria rivolta, fatta prima di pentole sbattute contro le inferriate, poi fatta di toni sempre più forti e anche del danneggiamento di serrature, per protestare contro la condizione di essere carcerati lì. Una situazione di enorme pericolo che per un pelo non è sfociata nel peggio.

Un campanello d’allarme, per quel penitenziario in cui vengono lamentate condizioni complessive difficili. Come, del resto, per i carceri d’Italia.

I responsabili del sindacato Sappe, il 18 novembre, avevano paventato con una lettera al capo dipartimento dell’amminsitrazione penitenziaria, al prefetto e altre autorità, i pericoli di una eventuale apertura di una nuova ala, nel carcere tarantino, per 50 detenuti, cosa programmata senza affiancare, secondo il Sappe, un potenziamento del personale di polizia penitenziaria.

Per fare un esempio della situazione, a luglio dell’anno scorso l’allora parlamentare Luigi Vitali, in una interrogazione al ministro della Giustizia, rammentava che era mancata l’acqua per una settimana, nel carcere di Taranto, e a quel disservizio si era aggiunto, un giorno, anche un black-out elettrico. Vitali parlava di una popolazione carceraria, a Taranto, di 686 detenuti, in un penitenziario fatto per 340. Insomma un numero di carcerati doppio e oltre, rispetto alla capienza.

Oggi il ministro Anna Maria Cancellieri ha annunciato che da aprile 2014 saranno otto ore di libertà per i detenuti dei penitenziari italiani e maggiori possibilità di socializzazione, fatte di lavoro, musica e attività sportive. Ma, in queste condizioni, arrivare ad aprile 2014 sarà una bell’impresa.


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