Poco prima del cardinale, nella sede della dirigenza al siderurgico di Taranto arrivano anche loro quattro. Giornalisti portati lì, come tutti noialtri, dal pullman aziendale No. Ex dipendenti Italsider. Particolarmente importanti. Perché loro, a mezzanotte di Natale 1968, alla messa del papa, c’erano. Chi manutentore, chi coordinatore della sicurezza per quell’evento straordinario.
Ci facciamo raccontare qualcosa, allora. E viene fuori il ricordo del presepe in acciaio davanti al quale Paolo VI si inginocchiò e baciò in terra, viene fuori l’emozione enorme per essere, quei lavoratori, quella notte, insieme alla gigantesca figura morale di papa Montini. Viene fuori il ricordo delle parole di quel pontefice, l’uomo viene prima della macchina. Parole dette quando decine di migliaia di uomini lavoravano, in quello stabilimento siderurgico, con la consapevolezza di una crescita collettiva, che era di ciascuno e di tutti. E poi, negli ultimi decenni? “Che delusione”, dice uno di loro. Ma Taranto com’era, com’è? “Era una realtà industriale in crescita, operosa, la città ne traeva beneficio. Ora è saltato tutto, come se fosse tutti contro tutti. Bisogna trovare uno spirito di realtà sociale e culturale nuovo” afferma uno dei quattro. Emozionati, oggi, nel rivivere quell’incontro storico con Paolo VI, nell’acciaieria 1 dell’Italsider piena di lavoratori e loro familiari, la notte di Natale 1968.
Emozionati ed esprimendo una consapevolezza: sono rimasti proprio in pochi.