Facciata del municipio di Taranto, sera. In basso a destra, nella foto, un gazebo: il presidio dei lavoratori dell’indotto Ilva, da lì, non si sposta. Un presidio a oltranza, a ricordare che quattromila persone rischiano il lavoro perché non c’è chiarezza sui pagamenti a quelle aziende. E da martedì, altri tremila e più in cassa integrazione (ma l’azienda starebbe pensando addirittura a cinquemila, a rotazione) per l’entrata in funzione dell’amministrazione straordinaria: sono dipendenti diretti del siderurgico.
Attraversato il ponte girevole, si fa il corso, si arriva in via Di Palma: gruppo di lavoratori, sono quelli della tv. Blustar, in genere, avrebbe raccontato la vicenda degli altri lavoratori in presidio davanti al Comune. Ma oggi, in presidio, ci sono anche loro, quelli della televisione: la proprietà ha annunciato la chiusura e a fine aprile, tutti i dipendenti rimarranno senza lavoro.
Assemblea pubblica, in strada, sul corso principale, sotto la sede della tv. Ci sono andati anche giornalisti colleghi di quelli di Blustar, ci sono andati i politici, di livello locale e regionale, ci sono andati i rappresentanti dell’amministrazione comunale, esempio il vicesindaco. E ci è andato anche l’arcivescovo Filippo Santoro. Taranto e le sue vertenze: è un continuo e tutte molto gravi.