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Caporalato: Incoronata e Maria Incoronata, giovani braccianti morte un 24 aprile a Cerignola Era il 1998

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Di seguito un comunicato diffuso da Romano Pesavento, presidente del coordinamento docenti discipline dei diritti umani:

Ricordiamo il 24 aprile la morte avvenuta nel 1998 nei pressi di Cerignola in provincia di Foggia di due giovanissime donne Maria Incoronata Ramella e Incoronata Sollazzo morte nel tardo pomeriggio in un incidente stradale. Erano due braccianti agricole, Maria, 25 anni, si era sposata da poco tempo. La loro morte non è casuale ma determinata dalle gravi condizioni di fatiscenza del mezzo su cui viaggiavano; il caporalato non solo sfrutta gli esseri umani, riducendoli in condizioni di quasi schiavitù per una paga misera, ma offre “servizi” veramente indegni di un essere umano: dormitori sporchi e inadeguati, alimentazione insufficiente, strutture e infrastrutture pericolose per i lavoratori. Anche oggi, secondo gli ultimi rapporti di ricerca, dilaga tale fenomeno nei settori tradizionali, 450mila casi accertati nel solo ambito agricolo per Eurispes, e nell’ambito dei nuovi settori della gig Economy, compromettendo i diritti più elementari dell’uomo. Occorre riflettere e sensibilizzare i giovani su tale problematica perché le lancette dell’orologio non possono essere portate indietro.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani segnala l’elaborato del giovane studente Mario Dattoli della classe I sez. D del Liceo Scientifico Filolao di Crotone, il quale racconta la triste vicenda di due coraggiose donne che, per motivi di mera sopravvivenza, andarono incontro a un destino atroce.

“Cerignola, 24 Aprile 1998, era un giorno primaverile soleggiato, quando Maria Incoronata Ramella e Incoronata Sollazzo persero la vita a causa di un incidente stradale. Erano braccianti agricole, vittime del caporalato, reclutate illegalmente e sfruttate al duro lavoro dei campi. Da pochi giorni lavoravano presso un’azienda conserviera nella provincia di Bari. Dopo una giornata di lavoro stavano facendo ritorno a casa su un furgone “Fiat Ducato”, omologato per dieci persone che, purtroppo, però ne trasportava 17 tra uomini e donne. Durante il viaggio, a causa dello scoppio dello pneumatico posteriore destro, il furgone finì fuori strada, così, le due giovani donne persero la vita e lasciarono per sempre le loro famiglie. La malavita uccide in tanti modi e illude spesso le persone disperate facendo credere loro di aiutarle offrendo un lavoro che in realtà è sfruttamento e può condurre alla morte.”

Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)


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