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Taurisolo, speranza per coadiuvare le terapie anti corona virus Ridurre gli effetti concomitanti dell’infiammazione polmonare

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Di Anna Lodeserto:

Taurisolo, un possibile supporto alle cure mediche per contrastare le infiammazioni polmonari e bronchiali provocate dal Coronavirus. Il via libera alla sperimentazione giunge dal Comitato Etico dell’AORN Ospedali dei Colli di Napoli, che include i poli del Monaldi, Cotigno e CTO.
Lo studio, che ha permesso la successiva ed attuale sperimentazione, è stato pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Nature, ed è stato condotto dai ricercatori Guangdi Li ed Erik Clercq.
Il Taurisolo altro non è che una miscela di polifenoli estratti dalle vinacce rosse di Aglianico, già brevettata come nutraceutico dal prof. Ettore Novellino, ordinario di Chimica e Farmaceutica presso il Dipartimento Farmacia dell’Università Federico II.
Il professor Novellino si occupa da anni dello studio di farmaci per le persone sane con lo scopo di poter permettere un giorno in più di vita senza la necessità di sottoporsi a grosse rinunce.
“Da oltre due anni – ha affermato Ettore Novellino – stiamo studiando le proprietà antiossidanti del complesso polifenolico presente nelle bucce di uve rosse. Particolare attenzione è prestata alle vinacce di Aglianico del comprensorio di Taurasi, ricco di resveratrolo. Lo studio ha valutato la capacità del Taurisolo di proteggere l’apparato vascolare in condizioni di ictus ischemica (ipossia acuta) o cronica, a seguito di una minore irrorazione sanguigna causata da ridotta funzionalità cardiaca soprattutto in età avanzata. Questa particolare condizione – ha sostenuto Novellino – porta alla formazione di radicali liberi (Ros) con uno stato infiammatorio per il ridotto afflusso di ossigeno, provocando un’alterazione delle pareti vasali a partire dall’ endotelio con conseguente perdita delle funzionalità dell’organo in cui ciò avviene”.
La conduzione degli esperimenti in vitro su aorta umana ed in vivo su cervello di ratto ha dimostrato la capacità del Taurisolo di spegnere i radicali liberi salvaguardando, pertanto, la capacità tessutale degli organi in esame.
Come ben abbiamo avuto modo di apprendere in questo lungo periodo, il Covid – 19 utilizza come via di ingresso nell’organismo umano i ricettori Ace2, presenti a livello bronchiale e renale; una volta attaccate le cellule ospiti sono costrette a produrre le proteine utili per la replicazione virale.
“Attualmente – ha dichiarato il prof. Novellino – stiamo sperimentando l’utilizzo del Taurisolo nelle persone affette da Covid – 19, in cui la riduzione dello stato infiammatorio dovrebbe consentire loro di non precipitare in una crisi respiratoria acuta ma di conservare una residua ossigenazione polmonare. Ciò permetterebbe agli ammalati di produrre gli anticorpi necessari per bloccare l’infezione virale e permettere la guarigione o l’assenza di sintomatologia.”
La sperimentazione in corso consiste nella somministrazione domiciliare del Taurisolo ai casi accertati di Coronavirus sotto forma di aerosol.
Se gli studi dovessero portare ad ottimi risultati, ci si troverebbe dinanzi agli effetti positivi prodotti dal protagonista della ricerca. Il Taurisolo potrebbe, infatti, ridurre gli effetti concomitanti dell’infiammazione polmonare causati dall’aggressione del Covid -19 dando la possibilità all’organismo di autoimmunizzarsi evitando di precipitare nello stadio di elevata ipossia, molto spesso causa di morte. Inoltre, potrà essere usato per evitare che i pazienti poco sintomatici possano progredire sino allo stato patologico.
“La patologia – ha concluso il prof. Novellino – si sta spegnendo. Sono, infatti, calati il numero dei contagi e degli effetti. Noi ci stiamo preparando per ottobre e novembre, nel caso in cui il virus dovesse ripresentarsi. Possibilità, questa, che ci auguriamo non si verifichi. Soprattutto se sovrapposto all’influenza vorremmo ridurre i livelli e le forme così devastanti con cui si è ben manifestato in questo periodo. Se i dati della sperimentazione ci conforteranno, utilizzeremo il Taurisolo sin dalle prime fasi, per tentare di ridurre la replicabilità del virus e l’insorgenza della patologia polmonare consentendo soprattutto alle persone con pochi sintomi di sviluppare gli anticorpi”.
Che il vino aiuti le funzionalità dell’apparato cardiovascolare è ormai risaputo. Non ci resta che attendere gli ulteriori sviluppi della sperimentazione per conoscere se i vitigni potranno affiancare i farmaci nella lotta contro quel nemico che sin da subito si è dimostrato essere aggressivo e pericoloso.


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