Inizia bene il campionato del mondo di calcio per l’Italia. Con gol di Girelli a cinque minuti dalla fine della partita disputata ad Auckland, la squadra azzurra allenata da Milena Bertolini ha sconfitto l’Argentina. La, spedizione non può contare sull’infortunsta Martina Rosucci alla quale la ct e le compagne hanno dedicato parole di affetto.
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Di seguito un comunicato diffuso da Adidas:
Il 20 luglio 2023 inizieranno ufficialmente i mondiali di calcio femminili ed essere riusciti a conquistare la maglia da titolare è per qualsiasi giocatore “la cosa più grande che possa esserci”: è con queste parole che Martina Rosucci definisce la propria ascesa alla nazionale italiana.
A inizio 2023, un grave infortunio al legamento crociato del ginocchio destro, le fa perdere gran parte della stagione agonistica. Ciononostante la Juventus ha confermato il rinnovo di Rosucci fino al 2025: determinazione, resilienza e continuo miglioramento di se stessi sono le parole d’ordine con cui Rosucci definisce la propria crescita professionale e calcistica.
adidas ha intervistato Rosucci per raccontare il percorso che l’ha portata ad indossare la maglia bianco-nera e, poco tempo dopo, quella azzurra della nazionale, come ha affrontato l’ultimo infortunio e l’approccio all’agonismo a 360°.
Punti chiave:
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Il primo sport che Martina Rosucci ha praticato era danza classica e, solo per caso grazie al suo gemello Matteo, si è avvicinata al mondo del calcio.
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Essendo torinese e juventina, indossare la maglia bianco-nera “non poteva esistere neanche nei miei sogni più lontani”, racconta Rosucci.
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Non giocare il mondiale è “come un lutto”, ma gli obiettivi che Rosucci si pone sono grandi: in primis la Champions League e un domani esordire come allenatrice.
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La guarigione dall’infortunio è fatta di piccole conquiste quotidiane e ciò che permette di crescere, secondo Rosucci, è “viverla come l’inizio di una nuova conoscenza di se stessi; […] combattere ogni giorno una battaglia che finisce la sera e ricomincia il giorno seguente”.
Sognare la Juve, raggiungere la nazionale e dare una svolta nel calcio famminile italiano.
Diventare calciatori professionisti non significa che nella vita si è sempre e solo giocato a questo sport.
Martina Rosucci racconta infatti che la prima grande passione è stata la danza classica e, solo per caso, quando il suo gemello Matteo si è avvicinato al mondo del calcio, anche lei ha deciso di provare.
Nel 2017 Martina entra a far parte dell’appena nata squadra femminile della Juventus, dove vince il terzo scudetto in carriera, proprio nello spareggio ai calci di rigore contro la sua ex squadra del Brescia. “Io sono di Torino, sono juventina e quindi neanche nei miei sogni più lontani poteva esistere una cosa del genere”, così Rosucci racconta la sua ascesa al club e l’incredulità che ancora oggi la pervade.
Il percorso nella Juve femminile ha significato anche un’opportunità per entrare a far parte della nazionale italiana, che per qualsiasi giocatore è “la cosa più grande che possa esserci”. Rosucci aggiunge: “Al di là della giocatrice che sono riuscita a diventare, sono felice di aver trasmesso dei valori alle generazioni nuove. La mia generazione ha portato un grande cambiamento e una svolta nel calcio femminile italiano. Essere parte di questa generazione mi rende veramente felice”.
L’infortunio: l’approccio fisico e psicologico di Rosucci in questo percorso.
Nell’ultima stagione con la Juve, purtroppo Rosucci ha subito un grave infortunio al legamento crociato del ginocchio destro, che le farà perdere non solo gran parte della stagione agonistica, ma anche il mondiale di quest’anno. Rosucci dichiara: “Sono profondamente triste di non poter partecipare al mondiale, che ovviamente è il sogno di ogni giocatrice. Perché il mondiale è il mondiale e per un calciatore è come se fosse un lutto”.
Ciononostante, Rosucci sembra ben consapevole del percorso da affrontare e determinata a tornare in campo non appena possibile. Concentrarsi sulle piccole conquiste quotidiane, come scendere una scalinata che il mese prima non avrebbe potuto affrontare, è qualcosa per cui essere felici: “Non ho intenzione di mollare la presa e voglio rivivere quella sensazione che avevo già vissuto giocando il mio primo mondiale. E dirmi di nuovo di avercela fatta, perché è una sensazione veramente impagabile”.
Da giocatrice ad allenatrice, ma sempre con la Juventus.
Se l’obiettivo a breve termine di Rosucci è quello di conquistare piccole vittorie quotidiane, come scendere una scalinata che fino a fine aprile 2023 non sarebbe riuscita a fare, quelli a medio-lungo termine riguardano il ritorno nella squadra bianco-nera: “L’obiettivo più vicino è quello di ritornare in campo e farlo con la Juventus. Mi viene in mente la Champions League, ovviamente, come prima idea”.
Poi c’è la nazionale, ovviamente. Ma Rosucci vuole affrontare un passo dopo l’altro, consapevole che ogni tappa sia essenziale alla riuscita di quella seguente.
I sogni nel cassetto, però, li hanno anche le giocatrici professioniste che hanno fatto la storia di una squadra come la Juventus e Rosucci è una di queste. Infatti aggiunge: “Mi dico sempre che tutto quello che non sono riuscita o non riuscirò a raggiungere da calciatrice, vorrei raggiungerlo da allenatrice, è un pensiero costante nella mia testa ed è anche un pensiero che, in questo momento un po’ difficile per me, mi dà molta forza”.
Realizzare il proprio sogno nel cassetto è come provare a fare un dribbling: a volte ci riesci, a volte potresti anche cadere.
Determinazione, resilienza e continuo miglioramento di se stessi sono le parole d’ordine con cui Rosucci definisce la propria crescita professionale e calcistica. C’è anche il rischio tra le variabili da mettere in conto, specialmente se si è alle prime armi: “Questo mestiere ci espone a dei rischi ed è come provare a fare un dribbling in mezzo al campo: a volte ci riesci, a volte potresti anche cadere, però è un percorso obbligatorio se vuoi raggiungere qualcosa di importante. Io credo che ci sia un motivo per ogni cosa che succede e quindi se capita un infortunio, anche nel momento in cui capita, probabilmente ti deve insegnare qualcosa”.
adidas ha chiesto a Rosucci che consiglio darebbe a giovani atleti/e che si trovano alle prese con un infortunio o con una situazione simile. Rosucci risponde così: “Direi di non viverla come la fine di qualcosa, ma viverla come l’inizio di una nuova conoscenza di se stessi. Non puoi avere la forza tutti giorni, ma è importante essere consapevoli di combattere ogni giorno una battaglia che finisce la sera e che ricomincia il giorno seguente”.
Poi aggiunge: “Se non mi fossi infortunata, non sarei mai diventata la giocatrice che sono, che sono diventata e non avrei raggiunto i traguardi che ho raggiunto. Perché infortunarsi ti fa affrontare un percorso, un percorso incredibile dentro di te e ti fa veramente trovare le energie che neanche sapevi di avere”.
Rialzarsi dopo una sconfitta e vincere è possibile, basta crederci.
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