Di seguito un comunicato diffuso da Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei diritti che ha sede nazionale a Lecce:
Donne e bambini, sulla strada dell’esilio in Europa, soggetti a violenze sessuali. Lo ha denunciato venerdì a Ginevra Melissa Fleming, portavoce dell’UNHCR, (Alto Commissariato per i rifugiati), citando “fonti credibili”. Queste testimonianze, ha dichiarato, parlano che ” Negli ultimi tempi dai racconti delle donne emerge un aumento esponenziale del clima di violenza anche se non si conosce la vera dimensione del fenomeno”. Tuttavia, l’UNHCR ha deciso di “lanciare l’allarme e a mettere sotto pressione tutti i paesi interessati al fine di lottare contro questa violenza,” ha aggiunto. Donne e bambini costituiscono circa un terzo delle centinaia di migliaia di migranti che giungono da mesi in Europa, spesso in fuga dalla guerra in Siria, Iraq o in Afghanistan. Secondo la signora Fleming, la violenza si sarebbe consumata in particolare a Lesbo, un’isola greca sopraffatta dal massiccio afflusso di profughi provenienti dalla Turchia. “Le persone sono solite dormire nei parchi, in coda per ore e sono in situazioni molto vulnerabili”, ha inoltre detto. “I bambini, che viaggiano da soli, si ritrovano senza soldi e hanno pagato i trafficanti rendendoli favori sessuali”, ha aggiunto, facendo riferimento alle testimonianze. Per non parlare poi delle donne, che hanno accettato di fare sesso con i trafficanti senza avere ottenuto in cambio finora di essere imbarcate per l’Europa. Chi esercita il potere durante i “viaggi della speranza”, trafficante o “smuggler” che sia, abusa della propria supremazia sui più deboli. Le donne migranti pagano con la violenza il peso della libertà, commenta Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”. Anche i minori non accompagnati, gli adolescenti maschi, subiscono violenze. Testimonianze sconvolgenti anche se in realtà, da indagini realizzate tra i profughi, nessuno avrebbe mai immaginato che il viaggio sarebbe stato così duro. Eppure la percentuale di chi non tornerebbe indietro è altissima: la situazione di partenza nel Paese da cui partono spesso è ancora peggiore