Di seguito una dichiarazione del deputato Gianfranco Chiarelli:
I giudici di Bellinzona hanno bloccato il trasferimento dei fondi sequestrati alla famiglia Riva, in Italia dove, secondo quanto previsto dal governo, sarebbero serviti a sostenere i costi per l’ambientalizzazione dello stabilimento Ilva di Taranto.
La restituzione dei fondi, in questa fase del procedimento, “costituirebbe un’espropriazione senza un giudizio penale“; sarebbe questa la motivazione con cui, lo scorso 18 novembre (anche se la notizia si è diffusa solo oggi) i giudici hanno accolto il ricorso presentato dagli eredi di Emilio Riva.
Verrebbe da dire: tutto come previsto! In molteplici occasioni*, dichiarazioni di voto, presentazione di emendamenti, note stampa ed interviste, ho più volte messo in guardia quanti, con facile ottimismo, davano per scontato l’impiego di quelle risorse. Meraviglia che tanti operatori della giustizia, che non mancano certo in Parlamento e nei ministeri, non abbiano valutato ciò che i giudici svizzeri avrebbero potuto stabilire e che, fatti alla mano, hanno poi deciso. Non entro nelle questioni tecniche, anche se la mia pluriennale esperienza professionale mi consentirebbe di esporre qualche valutazione, ma mi fermo al giudizio politico. Tutta l’azione del governo riferita alla emergenza Ilva risulta improntata alla soluzione temporanea di emergenze che di volta in volta si sono presentate, come ben 8 decreti d’urgenza, licenziati in tre anni, dimostrano ampiamente. E’ mancata, e continua a mancare una visione in prospettiva. E ora? Questa è la domanda che, a dire il vero da tempo, lavoratori, cittadini, imprenditori della provincia ionica si pongono, senza ottenere alcuna risposta convincente. E’ evidente che il piano del governo perde totalmente di credibilità e che sia urgente un chiarimento in Parlamento da parte di Renzi, da troppo tempo “distratto” rispetto alle questioni di Taranto.