Di seguito un comunicato diffuso dai genitori tarantini:
Dure sono le motivazioni che la Corte Europea dei Diritti Umani elenca per ordinare allo Stato italiano, colpevole di violazione degli articoli 8 e 13 della Convenzione Europea dei Diritti fondamentali dell’Uomo, di porre rimedio alla situazione attuale nel più breve tempo possibile, dando incarico al Comitato dei Ministri (organo del Consiglio d’Europa) di controllare gli effettivi adempimenti da parte del Governo.
Così, consideriamo la data del 24 gennaio 2019 una giornata storica, per Taranto. Finalmente, lo Stato italiano viene inchiodato alle proprie responsabilità.
Questa sentenza consente ai tarantini di chiedere con forza l’intervento del Presidente della Repubblica, depositario e primo difensore della Costituzione italiana, affinché vengano ripristinate nella provincia tarantina quelle condizioni di uguaglianza che sono le basi di una Repubblica democratica. Lo facciamo forti anche del ricorso a lui indirizzato da associazioni e cittadini per l’annullamento dell’immunità penale, richiamata anche nella sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Questo è un risultato che dedichiamo a tutti i piccoli tarantini che non ci sono più, a quelli chiamati a combattere una guerra contro un mostro che li consuma dall’interno; lo dedichiamo ai loro genitori. Questo sogno collettivo è per voi.
Aderiamo al comunicato dell’Associazione PeaceLink, che riportiamo qui sotto, condividendone ogni singola parola.
Genitori tarantini
Comunicato stampa di PeaceLink:
PeaceLink esprime immensa soddisfazione per questa vittoria storica in sede internazionale.
Per la prima volta un autorevole tribunale internazionale riconosce la responsabilità delle istituzioni italiane nella mancata tutela dei diritti umani. La pronuncia della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) con sede a Strasburgo è un passo fondamentale anche per rimuovere le condotte politico-istituzionali lesive dei diritti dei cittadini, condotte che hanno consentito il perpetuarsi di un evidente inquinamento che ha violato i fondamentali diritti umani, primo fra tutti il diritto alla vita. In tal senso le leggi Salva-Ilva sono state il prodotto eclatante di queste condotte lesive dei diritti fondamentali dei cittadini.
Secondo i giudici di Strasburgo l’Italia è colpevole della “persistenza di una situazione di inquinamento ambientale”, che mette a rischio la salute di quanti vivono nell’area circostante l’impianto industriale. Per la CEDU le istituzioni “non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire una protezione efficace” della popolazione. Secondo la stessa Corte, esposti e denunce presso le autorità nazionali non hanno avuto esito efficace e in questo senso va considerato che ben 42 esposti alla Procura attualmente giacciono nei cassetti per via dell’immunità penale concessa ai commissari e ai gestori.
Pertanto la sentenza della Corte di Strasburgo di oggi è il punto di partenza per anche chiedere la cancellazione dell’immunità penale. Attendiamo il ricorso alla Corte Costituzionale da parte dei magistrati competenti.
Fulvia Gravame – responsabile nodo PeaceLink Taranto
Alessandro Marescotti – presidente nazionale di PeaceLink