Di Anna Lodeserto:
“Scrivere libri, per me, significa assolutamente liberarmi di tutto ciò che vedo e so. Non scrivo, però, tutto ciò che vedono gli altri. No. Io scrivo soltanto quel che io riesco a vedere con i miei lettori. Se così non fosse, i miei lettori non conoscerebbero mai alcune sfaccettature e sfumature della realtà.”
Sono state queste le parole utilizzate dalla scrittrice romana Alessandra Hropich per spiegare cosa significa scrivere libri.
“Non mi interessa – ha continuato Alessandra Hropich – tener per me le rivelazioni altrui ed i lati oscuri dell’essere umano. Immaginate un grande secchio della spazzatura in grado di contenere tutti i rifiuti peggiori ed inquinanti prodotti dal genere umano. Ecco, io raccolgo tutto e trasformo i rifiuti in fatti ed eventi da raccontare. La mia scrittura ha lo scopo di informare in merito a quanto realmente accade nella società contemporanea. Ovviamente, non sempre quel che trovo nel grande secchio della spazzatura è piacevole. Anzi!”
La tua scrittura, quindi, si basa su fatti realmente accaduti? Non vi sono argomenti frutto di una fervida fantasia ed immaginazione?
“Esatto! Scelgo di raccontare soltanto storie e fatti veri perché, nel bene e nel male, la società ha un disperato bisogno di sapere e di conoscere. I fotoromanzi e le telenovele, per quanto sia generi assolutamente meritevoli di rispetto, sono favole per adulti. Ma – ha dichiarato la scrittrice – per vivere bene è necessario sapere, conoscere la realtà che mi offre continuamente migliaia di spunti.”
Ad oggi, Alessandra Hropich ha pubblicato tre libri.
La felicità ve la do io! (2016) è un libro che mostra come molto spesso la felicità sia ad un passo dall’essere umano ma che, molto spesso, capita di non rendersene conto. Ed è per questo che scorre via, lasciando il soggetto in uno stato di insoddisfazione ed infelicità.
Vittima di mille ingiustizie! (2016) è un’analisi ed una fredda ed attenta osservazione delle conseguenze dell’azione della prepotenza. Questo modus operandi, infatti, è un killer che si muove silenziosamente e non conosce limiti di classe, di età, di istruzione.
Mostri (2018) risponde ad una domanda ancestrale: chi sono gli altri? Sono un nemico da eliminare, con qualsiasi mezzo ed in qualsiasi modo. I mostri cercano di nascondere la vera natura, e le reali intenzioni al fine di conquistare la fiducia dell’altro per poter agire indisturbati.
“Ho iniziato ad amare la scrittura – ha dichiarato la scrittrice – più di dieci anni fa. All’inizio, lo confesso, odiavo la scrittura, perché scrivere non significa prendere carta e penna. Scrivere vuol dire raccontare i fatti, sedurre il lettore. Riuscire a catturare l’attenzione del lettore ed incollare i suoi occhi al tuo libro, non è da tutti. È stato grazie ad una nota editorialista ed a Luciano De Crescenzo che ho ricevuto la spinta che mi mancava per percorrere questa strada. Essendo, in realtà, pigra per natura non pensavo nemmeno di possedere la capacità di coinvolgere il lettore. Qualità che, invece, mi viene puntualmente riconosciuta.”
Quanto è importante leggere?
“Leggere è molto importante. Concordo con chi dice che di ignoranza si può morire. Il non sapere non fa vivere meglio, anzi. Molto spesso fa commettere errori molto gravi. Ovviamente, bisogna leggere la verità e tutto ciò che ci fa stare bene.”
Libro.
“La parola libro mi fa pensare a qualcosa di intimo. È affascinante sapere cosa succede, cosa pensa chi scrive e cosa vede. Sarà una strana combinazione – ha confessato Alessandra Hropich – ma le donne che leggono i miei libri, raccontano di vedermi come un’amica, hanno la sensazione di conoscermi da sempre e mi sentono vicina. Gli uomini, invece, mi vedono come una di famiglia. Alcuni si invaghiscono semplicemente per il mio modo di scrivere, si abituano alle mie idee.
Quindi, il lato più intimo di uno scrittore si scopre quando leggi un suo libro. In quel preciso momento è nudo dinanzi al lettore. Al contempo, però, è in grado di mettere a nudo anche il lettore.”