L’agenzia europea per l’ambiente ha stilato, nel suo rapporto, anche la classifica dei maxi-inquinatori dell’Unione europea. C’è l’Ilva al ventinovesimo posto, con lo stabilimento siderurgico di Taranto. Poco più giù un altro insediamento industriale pugliese, la centrale di Brindisi sud.
I dati fanno riferimento al periodo fino al 2012 e, nel quinquennio precedente, in Italia l’inquinamento prodotto dall’industria a danno dell’aria e i gas serra sono costati alla collettività fra i 28 e i 61 miliardi di euro. In ambito di Unione europea, le 14325 industrie prese in esame hanno rappresentato un danno economico, in termini di inquinamento, fra i 59 e i 189 miliardi di euro. Cifra, l’ultima, più o meno pari al Pil della Finlandia,
La top 30 è fatta, oltre che dall’Ilva di Taranto, da otto stabilimenti industriali tedeschi, sei polacchi, quattro romeni, tre bulgari e altrettanti britannici, due greci uno ciascuno per Repubblica Ceca, Slovacchia ed Estonia.
In Italia: dopo l’Ilva di Taranto c’è la centrale termoelettrica Federico II di Brindisi sud, al 33/mo posto in Unione europea; c’è poi la rafineria di Gela, cinquantesima in ambito-Ue; quindi un’altra raffineria siciliana, ad Agusta, e a seguire la Saras in Sardegna, poi la centrale di Vado Ligure e, al posto numero 108, la centrale elettrica di Fiume Santo, in provincia di Sassari.