Di Anna Lodeserto:
Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa ricorrenza è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
Questa data è stata scelta in ricordo del brutale femminicidio avvenuto nel 1960. Vittime le tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie. Le tre donne, infatti, tentarono di contrastare il regime di Trujillo ( 1930 – 1961) , il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.
Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a fare visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Gli uomini condussero le donne in un luogo vicino e ben nascosto. Le tre donne furono stuprate , torturate e massacrate a colpi di bastone. Infine furono strangolate e gettate in un precipizio a bordo della loro auto per simulare un incidente.
In Italia dal 2005 alcuni centri antiviolenza e Case delle Donne hanno iniziato a celebrare questa ricorrenza. La violenza contro le donne è una violazione vera e propria dei diritti umani. Tale violazione è la logica conseguenza della discriminazione contro le donne dal punto di vista legale, pratico, umano. È , inoltre, sintomo inequivocabile delle persistenti discriminazioni che esistono tra uomo e donna.
Quando si parla o si scrive di violenza contro le donne non basta pensare alla violenza fisica. In questo buio capitolo della società contemporanea rientrano violenze psicologiche, sessuali, stupro, stalking, minacce, intimidazioni. Rientra anche il femminicidio. Ultimo step di un’ agognata supremazia maschile elevata all’ennesima potenza.
La violenza può consumarsi in qualsiasi luogo cosi come nei non luoghi. Si può essere vittime di violenza per strada, nelle mura domestiche, sul posto di lavoro. Ovunque. Molto spesso si pensa che le violenze possano essere compiute da gente sconosciuta e magari di nazionalità non italiana. Recenti studi, invece, dimostrano come parte delle violenze siano consumate da partner oppure ex partner, da membri della famiglia. Molto spesso gli aggressori sono di nazionalità italiana, magari anche compaesani delle vittime.
Le donne vittime di violenza, spesso, non hanno un posto di lavoro oppure sono precarie. Infatti, il 44% delle donne vittime di violenza non lavora, il 19% è precaria ed il 28% delle donne violentate ha un’occupazione stabile.
In Italia ogni 15 minuti una donna è vittima di violenza. Le vittime e gli aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali.
Noi scegliamo la Non violenza. Si tratta di un’iniziativa della Regione Puglia che ha lo scopo di prevenire la violenza a partire dall’età adolescenziale. Si tratta di un progetto, infatti, che vedrà coinvolti numerosi istituti scolastici della regione. Il progetto perseguirà l’intento di sensibilizzare alla tutela ed al rispetto della donna e del genere femminile. Avrà ,inoltre, l’intento di contrastare la violenza di genere attraverso un piano comunicativo ed informativo. Il progetto vede la partecipazione dell’Accademia delle Belle Arti di Bari, che ha realizzato l’allestimento all’ingresso dell’Agorà del Palazzo del Consiglio Regionale della Puglia. La mostra sarà permanente fino ai primi giorni di marzo 2020, quando dal Messico giungerà a Bari l’artista Elina Chauvet. L’iniziativa avrà il suo epilogo con l’installazione delle ” Scarpe Rosse – Zapatos Rojos” alla presenza dell’artista che nel 2009 ha ideato il progetto.
Il 25 novembre è la giornata in cui la società contemporanea dovrebbe vergognarsi dei dati allarmanti pubblicati in seguito a studi e ricerche importanti.
Rispetto. Parola composta da otto lettere che ingloba in sé il senso dell’evoluzione umana. Rispettare il prossimo, le scelte, il corpo.
La vita.
La violenza contro le donne non è soltanto una pagina vergognosa della storia femminile contemporanea. È una sconfitta per l’umanità intera.
Il Rapporto Eures 2019 su femminicidio e violenza di genere evidenzia che nel 2018 è cresciuto il numero dei reati commessi in famiglia. 85,1% degli eventi tragici con vittime femminili.
I moventi alla base di tale gesto sono la gelosia ed il possesso, indicatori di un senso di arretratezza culturale ben radicato, purtroppo , nella società contemporanea.
Il 9 agosto 2019 è entrato in vigore il Codice Rosso. Uno strumento pensato per aiutare le tante donne che quotidianamente sono vittime di minacce, stalking, violenze.
Il Codice Rosso , a cui hanno lavorato i ministri Giulia Bongiorno e Alfonso Bonafede, prevede procedimenti penali più veloci per prevenire e combattere la violenza di genere. Il Codice Rosso non punta soltanto ad un verbale inasprimento delle pene per combattere le violenze, ma cerca di agire sull’importante fattore tempo. Le vittime denuncianti devono, per legge, essere ascoltate dal PM entro tre giorni dall’iscrizione della notizia a reato.
Nella nuova legge sono state introdotte due nuove categorie di reato: omicidio di identità ( per le donne sfigurate con l’acido o il fuoco) ed il revenge porn ( diffusione di contenuti privati su internet).
Il femminicidio e l’attuale condizione della donna sono il tema del brano Ballata triste di Nada. La canzone è stata vincitrice del Premio Amnesty International Italia 2017, come miglior brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.
Ballata triste racconta di una giornata normale, quotidiana, che si conclude nel peggiore dei modi.
La cantante Nada afferma la necessità di educare fin da bambini a superare nella vita le difficoltà del vivere con gli altri. È importante imparare ad aver riguardo per l’altra persona.
Dal rapporto della Polizia di Stato si evince che le vittime di violenza in Italia sono ogni giorno 88. Questo malcostume ormai diffuso non conosce confini regionali, né differenze sociali.
In Puglia i casi di femminicidio dal 2013 al 2018 sono stati 23.
23 donne di differenti città , di differente età colpevoli soltanto di appartenere al genere femminile.
2013. Annunziata Cioffi ( Cerignola – Fg) 54 anni. Paola Labriola ( Bari) 53 anni. Silvia Gobbato ( Bari) 28 anni. Caterina Susca ( Bari) 60 anni. Giuseppina Mojo ( Bisceglie – Bt) 93 anni. Letizia Piccolo ( Sannicandro di Bari) 20 anni. Maria Chimenti ( Sannicandro di Bari) 55 anni. Ilaria Pagliarulo ( Taranto) 20 anni.
2014. Fiorenza De Luca ( Grottaglie – Ta) 28 anni.
2015. Lucia Pompa Palumbo ( Orta Nova – Fg) 48 anni. Rita Paola Marzo ( Squinzano – Le) 41 anni. Antonia Cirasola ( Gioia del Colle – Ba) 56 anni.
2016. Angela Pietrantonio ( Valenzano – Ba) 83 anni. Rosamaria Radicchi ( Bari) 71 anni. Maria Melziade ( Canosa di Puglia – Bt) 75 anni. Federica De Luca ( Taranto) 30 anni. Virginia Quaranta ( Lecce) 32 anni.
2017. Donatella de Bello ( Bari) 49 anni. Anita Beata Rzepcka ( Bari) 30 anni. Violeta Marina Carabineru ( Massafra – Ta) 46 anni. Noemi Durini ( Specchia – Le) 16 anni.
2018. Federica Ventura ( Troia – Fg) 40 anni. Teresa Russo ( Trepuzzi – Le ) 57 anni.
Troppe. Sono troppe le donne vittime di violenza che culmina drasticamente nel femminicidio.
L’attenzione per il prossimo, il rispetto per l’altrui vita sono indicatori fondamentali per misurare il grado di civiltà di una società. Nessun progresso tecnologico potrà mai sopperire all’arretratezza culturale e mentale che si cela dietro gesti insani e privi di rispetto.
Di seguito il comunicato:
Diciamo basta alla violenza sulle donne”. E’ questa l’iniziativa in programma per le 19 di lunedì, 25 novembre, presso il Laboratorio Urbano “The Factory” per la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.
Un incontro – dibattito, organizzato, con il patrocinio del Comune, dal circolo ArciSvegliarci di Palagiano, dal Centro Antiviolenza “Rompiamo il silenzio”, dallo Sprar Siproimi Koinè. E sarà proprio la coordinatrice di quest’ultimo, Angela Surico ad aprire i lavori. Seguiranno gli interventi di Ira Panduku, mediatrice culturale e operatrice del suddetto Centro Antiviolenza e del sindaco Domiziano Lasigna. La serata si concluderà con rock, jazz e blues con “Robert Owen Band”, con start alle 21.
Tema dell’incontro sarà la violenza contro le donne, che agita nei contesti di guerra, di arretratezza culturale e di edonismo, machismo e sessismo.
Una ricerca di Cnr e Istat pubblicata a luglio scorso descrive un quadro drammatico sulla violenza sulle donne. Una vera e propria emergenza nazionale, di fronte alla quale non si interviene con misure e finanziamenti adeguati.
33mila donne (di cui 24mila italiane) prese in carico dai 338 centri antiviolenza nel 2017; 54mila che hanno comunque contattato i centri per avere supporto; un milione di donne che hanno subito violenza negli ultimi cinque anni (cioè in media 200mila l’anno): questi alcuni dei numeri della ricerca resa nota da Istat e Cnr.
“Una realtà drammatica, la punta di un iceberg di una situazione – commenta Angela Surico – che non può più essere tollerata. È principalmente un problema legato al predominio di una cultura maschilista e patriarcale che alimenta una pratica di violenza, di sottomissione, di odio. Riguarda tutti, tutte le categorie sociali. La stragrande parte delle violenze domestiche è sulle donne. Anche il linguaggio è violentemente sessista. L’esempio dovrebbe partire dall’alto, dalla politica”.
E la Surico, presidente del locale circolo Svegliarci Palagiano, continua: “Serve una rivoluzione culturale, servono cambiamenti legislativi radicali, anche iniziative e misure economiche capaci di cambiare le carte in tavola. Gli stereotipi di genere e il sessismo rappresentano un serio limite al raggiungimento di un’effettiva uguaglianza di genere. E sono sempre gli stereotipi ad alimentare diverse forme di incitamento all’odio, nonché la discriminazione basata su fattori quali etnia, classe sociale, orientamento religioso. E’ un problema di ordine culturale, è un problema sociale, che riguarda le donne italiane, ma anche chi, scappando da altre forme di discriminazione e spesso anche dalla morte, in Italia trova ambienti ostili e violenti o di sfruttamento”.
Per la Surico serve cambiare rotta, iniziando a parlare, a denunciare e a non giustificare.
(foto: repertorio)