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Taranto: indotto Ilva, le aziende rischiano di non poter pagare le tredicesime. O di chiudere Pagamenti con gravi ritardi. Confindustria lancia l'allarme, lettera del deputato Chiarelli al premier Gentiloni e al ministro Calenda

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L’allarme è stato lanciato da Confindustria Taranto. Molte aziende dell’indotto Ilva rischiano di non poter pagare le tredicesime, perché i pagamenti per le prestazioni effettuate non arrivano nei tempi giusti. Anzi, con ritardi inaccettabili. Varie, di queste aziende, sono talmente nei guai da rischiare di chiudere.

Di seguito il testo della lettera inviata dal parlamentare Gianfranco Chiarelli al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e al ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda:

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

On.le Paolo Gentiloni

Al Ministro dello Sviluppo Economico

On.le  Carlo Calenda

 

Oggetto: Indotto Ilva Taranto

Con più atti ispettivi (interpellanza nr. 2-01746 del 4 aprile 2017, nr. 2-01871 del 4 luglio 2017 e nr. 2-01982 del 19 ottobre 2017), allo stato in attesa di riscontro, lo scrivente sottoponeva all’attenzione del Governo la grave  emergenza che interessa il comparto industriale ionico, ed in particolare le imprese, e con esse i lavoratori, dell’indotto Ilva.

Esaurite tutte le forme che procedure e regolamenti mettono  a disposizione di un parlamentare, e in assenza, al momento, di alcun segnale di intervento rispetto alle sollecitazioni rivolte, ritengo doveroso rivolgermi in modo diretto, verificato l’ulteriore aggravarsi della crisi che non consente ulteriori attese.

In premessa si segnala che la problematica in questione coinvolge circa 6.000 famiglie, corrispondenti a pari lavoratori che, in modo diretto e indiretto, traggono ogni forma di reddito dalla attività svolta nell’ambito dell’appalto Ilva.

Le imprese dell’ indotto Ilva, come più volte segnalato, e in ultimo denunciato dalle associazioni di categoria, non sono più in grado di sostenere i costi per garantire la continuità occupazionale a causa, in particolare, del notevole credito accumulato e per i ritardi nei pagamenti.

In assenza di urgenti provvedimenti è prevedibile che venga a mancare la necessaria liquidità per il pagamento degli stipendi di dicembre e delle tredicesime.

Nonostante sia stato elaborato, da parte dei Commissari Straordinari, un piano  di recupero delle fatture scadute, i tempi di pagamento continuano a registrare insostenibili ritardi, mentre permane il blocco dei pagamenti relativi alla realizzazione delle prescrizioni previste dal DPCM del 14 marzo 2014.

Anche la misura prevista dal D.L 1/2015 in materia di accesso al Fondo di  Garanzia per le PMI (art. 2 bis) non ha di fatto prodotto gli esiti auspicati.

Comprensibili dubbi riguardano, infine,  anche gli impegni che AM Investco Itali Srl ha assunto in tema di accollo delle sofferenze nei confronti dei fornitori.

Mentre si sostengono iniziative dall’emblematica denominazione “Resto al Sud”, o che ipotizzano l’insediamento di nuove attività imprenditoriali, nei fatti le tante PMI già da tempo operanti sul territorio rischiano l’imminente fallimento.

Alla luce di quanto sopra si richiede un urgente intervento concreto che ponga le aziende nelle condizioni di proseguire la propria attività e garantire il mantenimento dei livelli occupazionali, ottenibile solo con provvedimenti che risolvano il problema della liquidità (ad esempio anche con forme di credito di imposta in equivalente alle sofferenze accumulate dalle aziende), fermo restando la necessità di adempiere compiutamente e al più presto alle obbligazioni che la gestione Commissariale dell’Ilva ha contratto.

 


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