Roma e Nuova Delhi parlano “ma il tema è all’esame dei magistrati”. Dall’India arriva un’altra doccia, tendente al freddo, nei confronti delle prospettive di soluzione della vicenda riguardante Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Una settimana fa il governo indiano aveva ammesso che era allo studio una ipotesi italiana per chiudere la faccenda. Adesso, da quello stesso governo, il portavoce dice chiaramente che possiamo parlare quanto si vuole, fra esecutivi, ma deve essere la giustizia (“libera, trasparente e imparziale”) a decidere. La giustizia indiana. Che da tre anni, va però aggiunto, decide di non decidere. Non c’è manco un capo di accusa ufficiale, al momento. E passa il tempo. Solo che Syed Akbaruddin, quel portavoce dell’esecutivo indiano dice essere necessario, il giudizio, “prima che si possa andare avanti”. Così, per capire a che punto siamo della storia, il portavoce dice “non lo so”.