Il Tribunale di Lecce sospende il pignoramento del libretto postale di un pensionato che vive con 578 Euro al mese. La motivazione è la violazione del cosiddetto “minimo vitale impignorabile” fissato dalla riforma del 2015.
L’ordinanza del Tribunale di Lecce (G.E. Avv. Tommasi – ordinanza del 22.06 u.s.) è nei confronti di Equitalia che aveva avviato un pignoramento nei confronti del libretto postale di un residente leccese, sino a un importo di oltre 143mila euro sussistendo gravi motivi e in attesa della dichiarazione del terzo Poste Italiane.
“Appaiono evidenti i gravi motivi rilevati dal Giudice dell’Esecuzione, trattandosi del pignoramento di un libretto postale sul quale viene percepita solo una pensione INPS di 578,66 mensili, unica fonte di sostentamento con cui l’anziano, che vive da solo e paga un affitto, deve far fronte alle proprie esigenze del vivere quotidiano – spiega l’avvocato Stefano Gallotta di Codici – secondo la riforma del codice civile introdotta dal D.L. 83/2015, la pensione può essere pignorata, nella misura di un quinto, su ciò che rimane di essa dopo avere sottratto una somma pari all’assegno sociale aumentato della metà, somma che, per il 2015, equivaleva ad 672,78 euro. Pertanto, la pensione di vecchiaia percepita dal contribuente di 578,66 mensili, risulta assolutamente impignorabile e l’iniziativa esecutiva posta in essere da Equitalia appare illegittima e infondata.
Negare a un pensionato ogni mezzo di sostentamento per soddisfare le proprie esigenze di vita primarie ed essenziali non è soltanto disumano – continua Gallotta – ma anche contrario alla recente riforma del d.l. 83/2015, e, ancor prima, al dettato costituzionale e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (Trattato di Lisbona), che garantisce il diritto all’assistenza sociale onde assicurare un’esistenza dignitosa a chi non disponga di risorse sufficienti.
Nel caso specifico, l’iniziativa di Equitalia, tesa a pignorare il conto su cui transita l’unico emolumento mensile di euro 578 percepito a titolo di pensione, appare evidentemente contraria a norme imperative per violazione del minimo vitale e, ove confermata a seguito della dichiarazione delle Poste Italiane, potrebbe dar luogo alla condanna di Equitalia anche per responsabilità processuale aggravata”. (leccesette.it)