Di seguito un comunicato diffuso dal deputato Gianfranco Chiarelli in merito all’ipotesi di soppressione della sezione tarantina di Corte d’Appello e, a seguire, una nota congiunta a firma dello stesso Chiarelli (capogruppo Forza Italia in commissione Giustizia della Camera) e di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, dopo l’incontro con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando:
Il ministro Orlando impegnato a rivedere il provvedimento, sulla base delle indicazioni ricevute nel corso di un incontro sulla riforma della giustizia.
Il provvedimento che prevede la possibile soppressione della sede distaccata della Corte d’Appello di Taranto, non andrà in discussione, come inizialmente previsto, nel prossimo consiglio dei ministri del 29 agosto p.v. A darmi personale assicurazione lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Nel corso dell’incontro odierno con il ministro Orlando, dedicato prioritariamente al confronto sulla ipotesi di riforma della giustizia, al quale ho partecipato in qualità di capogruppo Forza Italia in commissione Giustizia, ho avuto modo di rappresentare al ministro la assoluta inopportunità di un provvedimento di chiusura della sede di Taranto della Corte d’Appello, invitandolo ad approfondire le valutazioni relative ai carichi di lavoro e ai relativi reali costi di gestione. Dopo gli accorpamenti di molte sedi periferiche dei tribunali, che non hanno determinato riduzione dei costi, semmai un trasferimento in termini di soggetti gravati dagli stessi, Taranto non può consentire ulteriori tagli lineari che penalizzerebbero ulteriormente l’intera platea di operatori ed utenza. Il ministro ha accolto il mio invito ad approfondire la questione sospendendo quindi ogni iniziativa già avviata, in attesa di un prossimo incontro sul tema al quale prenderà parte, come già previsto e concordato, anche il collega on.le Michele Pelillo.
—–
“Dal nuovo confronto con il ministro Orlando ricaviamo la conferma della totale inadeguatezza della ipotesi di riforma della giustizia che il governo intende proporre, racchiusa nei 12 punti delle linee guida, già presentate a inizio agosto. Molto lontani gli obiettivi di una drastica riduzione dei tempi dei processi, l’adeguamento delle strutture e delle risorse umane, la garanzia di una giustizia civile ed amministrativa che non blocchi le imprese, scoraggiandone gli investimenti. Sul versante della giustizia penale nessun passo in avanti in direzione di un giusto processo, ma la sensazione netta di un ritorno al passato, un indietreggiamento di trent’anni! Nessuna iniziativa seria in tema di limitazione del ricorso alla custodia cautelare, a regole più stringenti sull’uso e la pubblicazione delle intercettazioni; irrilevanti le novità in tema di responsabilità civile dei giudici. L’intervento sui tempi di prescrizione non produrrà alcun beneficio in tema di velocizzazione dei procedimenti, ma al contrario rischia di allungare i tempi. La forte limitazione alla ricorribilità in Cassazione, che il governo vorrebbe consentito solo in rarissimi casi, rappresenta infine un grave vulnus alle garanzie di giustizia per i cittadini, eliminando di fatto il terzo grado di giudizio. Attendiamo di conoscere il testo definitivo della riforma con il relativo articolato, ma alla luce di quanto finora noto, non possiamo che esprimere assoluta insoddisfazione.”