Gli uomini del Ris hanno verificato che la pistola ritrovata nel laghetto ha a che fare con il caricatore trovato pure nel laghetto, in un momento precedente. Dunque, la pistola che ha ucciso Trifone Ragone e Teresa Costanza, la sera del 17 marzo a Pordenone, è una Beretta calibro 7,65 di un secolo fa, secondo versioni risale agli anni Venti, secondo altre è addirittura della prima guerra mondiale.
Domani gli accertamenti irripetibili sull’arma ed è per questo che è stato iscritto nel registro degli indagati Giosuè Ruotolo: il 26enne commilitone e (fino a maggio dell’anno scorso) coinquilino di Trifone Ragone è sospettato del duplice omicidio e, formalmente indagato, può conferire un mandato a consulenti di parte, appunto per gli accertamenti irripetibili. Dai quali, se dovesse uscire una traccia sia pur minima o impercettibile, sarebbe per gli inquirenti la prova delle responsabilità di Ruotolo. Prova che, al momento, nei confronti del militare di Somma Vesuviana, non c’è. Ruotolo, dal canto suo, tornato in Campania dal giorno della notifica dell’iscrizione nel registro degli indagati, sostiene la sua innocenza, pur in assenza di un alibi confermabile, in quanto dice di essere rimasto per l’intera serata da solo, in casa, quel 17 marzo. Ancora non dettagliato, almeno nella comunicazioni, il movente.