Spioni per soldi, è nella sostanza l’accusa. Il poliziotto Marco Malerba, 54 anni, brindisino in servizio nel commissariato di Rho-Pero, è stato colpito da misura interdittiva. Come un altro degli indagati, Giuliano Schiano maresciallo della Guardia di finanza, in servizio alla Dda di Lecce. Sospeso per sei mesi. Quattro arrestati, ai domiciliari. Sono tutti accusati, a vario titolo, come decine di altri indagati, di avere acquisito illegalmente informazioni personali sensibili, video e audio, altro materiale nei confronti di decine di persone, operanti nel settore economico prettamente. Ma non solo nel settore economico. L’ipotesi di reato è l’associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico. Acquisizioni dai sistemi informatici delle forze dell’ordine, in prevalenza, come di altre “banche dati strategiche nazionali” secondo una nota del procuratore Marcello Viola. L’organizzazione viene descritta come “dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione di dati e di informazioni sensibili e segrete”. L’inchiesta, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Milano, ha visto operare i carabinieri di Varese. Fra gli indagati il manager di Fiera Milano (che è ritenuta estranea alla vicenda) Enrico Pezzali, Leonardo Maria Del Vecchio, Matteo Arpe ed un magistrato. Secondo l’accusa l’agenzia di investigazione privata facente capo all’ex poliziotto Carmine Gallo era una organizzazione di intercettazioni e dossieraggio illegale. Nella conferenza stampa di ieri riguardo all’operazione di venerdì il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo ha parlato appunto di “gigantesco mercato delle informazioni riservate”.