Consulta femminile, organismo di parità e organizzazioni femminili di Puglia. Ci saranno tutti, insieme al comitato 5050 che ha annunciato il ricorso al tar. Chiedono che sia spazzata via la legge elettorale definita “vergogna”, per la parte, soprattutto, legata alla mancata parità di genere. Ritengono che sia una legge incostituzionale. Qualora l’iniziativa giudiziaria prenda la piega, dal loro punto di vista, giusto, le donne potrebbero perfino assistere, come tutti i pugliesi, allo stop delle elezioni regionali di maggio. Il ricorso viene messo a punto in questi giorni da esperti della materia e docenti universitari. Non solo le donne si sono scagliate contro la legge: il presidente della Regione, Nichi Vendola, aveva perfino abbandonato l’aula del consiglio regionale. Il capogruppo di Forza Italia, Ignazio Zullo, invece chiede che il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Michele Emiliano, la smetta con le ipocrisie e, se davvero interessato a valorizzare le donne, ne candidi 30 su 50.
Di seguito un comunicato diffuso dal Nuovo Psi-Puglia:
Egregi Concittadini e Corregionali,
si apprende con dispiacere che è nata tra le polemiche la nuova legge elettorale pugliese che il Consiglio Regionale ha approvato a maggioranza affossando, complice il voto segreto, la parità di genere e gli articoli che miravano ad introdurre la doppia preferenza per garantire la parità di genere.
In quella seduta, giusto un po’ prima, a scrutinio segreto, con 37 voti favorevoli e 22 contrari, il Consiglio aveva approvato la pregiudiziale sull’inammissibilità al voto di tutti gli emendamenti relativi alla doppia preferenza ed alle liste al 50%.
Una sceneggiata, solo una sceneggiata del tutto prevedibile si è consumata nel consiglio regionale pugliese … una commedia con parti già scritte compresa quella mirabilmente interpretata dal Presidente Vendola.
Se proprio si volesse fare un’analisi più attenta e reale si direbbe che Vendola non ha più la maggioranza e che il PD di Emiliano è contro le donne in politica. Ma la vera verità è che un consiglio regionale che ha eletto al suo interno solo 3 donne su 70 consiglieri non può che partorire una siffatta legge …. con buona pace delle donne di sinistra, che con spirito masochista, continuano a votare SEL e PD !!!
Il Nuovo PSI – partito storicamente integrato all’interno della coalizione di centrodestra – ritiene tale risultato una scelta che ha fatto “indignare” l’intera o per meglio dire la rimanente compagine politica che, nella fattispecie, andrebbe ad “infoltire” la coalizione del centrodestra pugliese.
Come pubblico in platea, abbiamo assistito allo svolgimento dell’ennesima pantomima, giungendo alla riforma dopo due giorni di dibattito, intervallati da riunioni fiume giuste a blindare gli interessi di alcuni noti …
Come sapete, l’Assemblea, con il voto contrario di Sel, Puglia per Vendola e Idv, ha fissato all’8% la soglia per accedere alla ripartizione dei seggi per le coalizioni e per le liste che si presentano da sole. La soglia per le singole liste all’interno delle coalizioni è invece del 4%. L’Aula ha definito, inoltre, anche un premio di maggioranza modulato sulla base delle percentuali di voti raggiunte dalla coalizione vincente: nel caso superi il 40%, la maggioranza otterrà 29 consiglieri, tra il 35 e il 40% i seggi saranno 28, mentre se inferiore al 35% saranno 27. Sancita infine, all’unanimità, la riduzione del numero dei consiglieri da 70 a 50 (più il presidente eletto) adeguando le norme ai rilievi della Corte Costituzionale.
Per quanto sopra, come Nuovo PSI dichiariamo la nostra assoluta contrarietà alla soglia di sbarramento dell’otto per cento, che è antidemocratica e tiene fuori i aprirti più piccoli che così sono solo costretti ad allearsi con i più grandi.
La soglia di sbarramento all’8% , quindi, del limite coalizionale proposta dal centrodestra è molto alta, ma come Nuovo PSI ribadiamo l’abbassamento della soglia per le singole liste all’interno della coalizione dal 4% al 3%.
Tutto questo per garantire massima democrazia e rappresentatività all’interno del Consiglio Regionale, dando spazio anche a quei partiti o movimenti più piccoli che sono ugualmente presenti e attivi sui territori, oltre che per evitare dubbi di costituzionalità e lesioni dei diritti delle minoranze.
Per quanto sopra, rispetto a queste nostre osservazioni registriamo anche una confessione di impotenza di chi ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio Regionale – quale regista inadempiente alla tutela di una ormai scomparsa democrazia costituzionale – che manifestando anch’egli le proprie perplessità su questa legge elettorale si è dichiarato (da buon Ponzio Pilato) ostaggio dei consiglieri regionali, che si orientano solo in base ai propri interessi, sconfessando le indicazioni dei rispettivi gruppi politici. Inevitabilmente, infatti, con la riduzione da 70 a 50 del numero dei consiglieri, l’ingresso di molte donne e di possibili rappresentanti di nuovi gruppi politici avrebbe rappresentato una minaccia per molti degli attuali occupanti di quelle poltrone.