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Puglia, contrasto al caporalato: “combattere senza tregua lo sfruttamento” Critiche di Coldiretti e Flai Cgil all'evoluzione del caso-ciliegie

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Di seguito il comunicato congiunto di Coldiretti Puglia e Flai Cgil Puglia:

Riunione operativa oggi tra Coldiretti Puglia e Flai Cgil Puglia per ribadire in modo pieno il comune impegno alla lotta contro il caporalato e contro qualsiasi fenomeno speculativo ai danni dell’agroalimentare pugliese.

Occorre combattere senza tregua il becero sfruttamento che colpisce spesso la componente più debole dei lavoratori agricoli con pene severe e rigorosi controlli, ma serve una grande azione di responsabilizzazione di tutta la filiera dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore che non sarà possibile fino a quando le arance nei campi continueranno ad essere sottopagate a 7 centesimi al chilo, i finocchi a 3 centesimi, le insalate a 2 e i pomodori a poco più.

Un esempio di distorsione di filiera – comune purtroppo a molte altre produzioni agricole – è quanto accaduto nei giorni scorsi, quando l’adesione su base volontaria alla Rete di qualità agricolo è divenuta strumento nelle mani di alcune parti della filiera di commercializzazione e distribuzione per giustificare il mancato ritiro delle ciliegie per meri fini commerciali, ingenerando tensione sul territorio e svilendo di fatto gli stessi principi ispiratori della legge dello Stato n. 91/2015 art. 6 (rete di qualità agricola).

Che dietro l’inspiegabile atteggiamento dei commercianti ci fossero meccanismi speculativi è testimoniato da tempi e modalità secondo i quali ad orologeria è stato innescato il ‘caso’ ed altrettanto ad orologeria è stato disinnescato.

Per questo si rinsalda la collaborazione tra Coldiretti e FLAI CGIL al fine impegnare le forze in una operazione di trasparenza per combattere chi sfrutta e sostenere chi produce in condizioni di legalità come la stragrande maggioranza delle imprese agricole che hanno assunto regolarmente oltre un milione di lavoratori di cui 322mila immigrati, provenienti da ben 169 diverse nazioni.

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