Di seguito alcuni comunicati diffusi dalla Guardia di finanza:
Nell’ambito del controllo economico del territorio, nei giorni scorsi, i finanzieri della Compagnia di Ostuni
hanno eseguito mirate attività finalizzate al contrasto del “sommerso da lavoro”.
In particolare, le Fiamme Gialle della città bianca hanno scoperto 3 lavoratori “in nero” e 4 irregolari,
contestando le violazioni previste dalla normativa in materia di lavoro.
L’attività rientra nell’ambito dei normali servizi di contrasto al lavoro sommerso ed irregolare ed alla connessa
evasione fiscale e contributiva.
Dall’inizio dell’anno, i finanzieri della Compagnia di Ostuni hanno eseguito oltre 30 interventi, nei confronti di
cantieri edili, imprese agricole, attività manifatturiere e strutture ricettive, quali hotel, ristoranti, pizzerie, bar e
lidi balneari.
I controlli hanno permesso di individuare, complessivamente, 32 lavoratori in nero e 63 lavoratori irregolari con
la conseguente irrogazione delle sanzioni amministrative oltre al recupero della contribuzione previdenziale ed
assicurativa evasa, con relativa regolarizzazione e ricostruzione del rapporto di lavoro a favore dei lavoratori.
Inoltre, sono state inoltrate 16 proposte di chiusura, tutte eseguite, alla competente Direzione Territoriale del
Lavoro di Brindisi alla luce del “nuovo” Decreto Fiscale, in vigore dallo scorso 22 ottobre che prevede che il
provvedimento debba essere adottato in caso di impiego di personale “in nero” in misura pari o superiore al 10%
del totale dei lavoratori regolarmente occupati nonché in caso di gravi violazioni della disciplina in materia di
tutela della salute e della sicurezza sul lavoro espressamente individuate dal legislatore.
L’attività proseguirà anche nei prossimi mesi in tutta la provincia, non solo per tutelare i molti imprenditori
onesti che operano nella legalità ma per contrastare, con decisione, coloro che traggono indebiti vantaggi
finanziari e competitivi dallo sfruttamento della manodopera irregolare.
—–
Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Lecce, in collaborazione con la Polizia Provinciale di Lecce,
hanno sequestrato sei lotti di terreno, uno dei quali intestato all’ente comunale di Gallipoli, a servizio di
stabilimenti balneari ed un locale in legno adibito a bar e risto-pub di un rinomato lido, ricadenti in aree naturali
protette e nel parco naturale regionale “Isola di Sant’Andrea e Litorale di Punta Pizzo”.
I terreni, per una superficie di oltre 70mila mq, nel corso delle trascorse stagioni estive, sono stati adibiti a
parcheggi temporanei “a pagamento”, a servizio di taluni stabilimenti balneari e locali di intrattenimento,
ricadenti lungo il litorale jonico di Gallipoli, in assenza ovvero in violazione dei titoli abilitativi rilasciati dal
competente Ente territoriale e dello strumento urbanistico vigente nonché delle norme di tutela paesaggistica e
ambientale.
In particolare, nel corso dell’incessante attività di monitoraggio, svolta con l’ausilio della Polizia Provinciale di
Lecce ed a seguito di opportuna attività info-investigativa, i finanzieri della Compagnia di Gallipoli hanno
individuato complessivamente 25 aree di terreno, per complessivi 80 ettari, adibite illegittimamente a parcheggio
a pagamento, sei delle quali vincolate paesaggisticamente, ovvero perimetrate quali siti di interesse comunitario
(SIC) e di protezione speciale (ZPS) ed inserite all’interno del citato parco.
Il sequestro ha, altresì, riguardato un’importante struttura in legno adibita a bar e risto-pub, a servizio di una
spiaggia libera attrezzata della superficie di oltre 2mila mq, per violazioni al Codice della Navigazione.
A tal riguardo, su richiesta della Procura della Repubblica di Lecce, il Giudice per le Indagini Preliminari in data
12.09.2022, ha emesso un decreto di sequestro preventivo che ha riguardato il menzionato locale in legno e le sei
aree di terreno adibite a parcheggio, affidandole in “giudiziale custodia” al Responsabile dell’UTC del Comune
di Gallipoli.
Le condotte penalmente rilevanti ai sensi del vigente Testo Unico dell’Edilizia, del Codice della Navigazione,
del Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici e del Codice Penale, al momento individuate nei confronti di 39
persone, sono state deferite all’inquirente Autorità Giudiziaria.
—–
A seguito dell’attività di controllo delle coste e degli approdi pugliesi eseguita durante la stagione estiva, i
finanzieri della Stazione Navale di Bari e delle Sezioni Operative Navali di Gallipoli, Brindisi e Manfredonia del
Reparto Operativo Aeronavale di Bari hanno individuato 32 imbarcazioni da diporto battenti bandiera estera, ma
di fatto appartenenti a cittadini italiani.
Tale circostanza ha fatto scattare la verifica degli obblighi fiscali che disciplinano la proprietà di imbarcazioni
all’estero, riscontrando, per 21 di esse (7 con bandiera polacca, 5 con quella belga e 9 con quella francese), la
mancata compilazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi da parte dei rispettivi titolari, per un valore
complessivo di circa 2.300.000 euro.
Il considerevole incremento di bandiere estere issate sulle imbarcazioni da diporto di proprietà di cittadini
italiani, rilevato dalle Fiamme Gialle pugliesi negli ultimi periodi, è riconducibile al c.d. fenomeno del “flagging
out”, definito in economia marittima come il processo intrapreso da proprietari e armatori di yacht che, al fine di
contenere i costi complessivi di gestione di una unità navale, ricercano registri navali esteri per conseguire una
riduzione delle voci di spesa relative, ad esempio, alle dotazioni di sicurezza, equipaggiamenti, assicurazioni e/o
imposte.
Pertanto, molti possessori di imbarcazioni da diporto hanno preferito “emigrare”, solo sulla carta, verso registri
navali esteri, dismettendo così la bandiera nazionale, nel tentativo di realizzare una notevole riduzione dei costi
di gestione e, in alcuni casi, di nascondere il possesso delle imbarcazioni (spesso di lusso), al Fisco italiano.
La costante azione di sorveglianza della flotta aeronavale della Guardia di Finanza risulta indispensabile per
presidiare il mare, lo spazio aereo sovrastante e i circa 800 km di costa pugliese, in stretto e continuo
coordinamento con i Reparti territoriali, investigativi e speciali presenti sul territorio.
I nuovi e moderni mezzi aeronavali del Corpo, caratterizzati da spiccate performance operative, fanno parte
dell’avviato strategico piano di ammodernamento e potenziamento della Guardia di Finanza in mare e
contribuiscono a consolidare il posizionamento istituzionale del Corpo quale “unica polizia del mare”.