L’avvocato Francesco Terruli di Martina Franca, che rappresenta la famiglia del militare nel procedimento, premette (lo fa sempre) che non di contrarietà ai vaccini si tratta. Ma di necessità di valutare preventivamente, caso per caso, la possibilità di effettuazione dei vaccini.
Il caso specifico riguarda un militare leccese in ferma volontaria, morto a 20 anni nel 2001. Decesso per leucemia. Stando ai familiari, l’origine della malattia risiedeva nei quattordici vaccini in otto mesi somministrati al giovane salentino nel corso del servizio militare. Il processo, avviato nel 2008, si è concluso nei giorni scorsi con la sentenza di Cassazione: ci fu un nesso fra tutti quei vaccini in un tempo ristretto e la leucemia.
Concluso, il procedimento, almeno da questo punto di vista.
La questione del risarcimento avrà una coda: rinviata infatti alla Corte d’appello di Lecce la valutazione. Il ministero della Salute, che aveva presentato ricorso in Cassazione, con l’avvocatura dello Stato ha presentato la tesi secondo cui non fosse accertata la vivenza a carico fra il militare e i genitori.
Il ministero della Salute è però soccombente in relazione alla vicenda essenziale: il nesso fra tutti quei vaccini in poco tempo e la leucemia fulminante.