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Ilva di Taranto: Fim-Cisl, gli slogan “creano soltanto confusione” Il sindacato: da tre anni, lavoratori di fronte a un vero e proprio circo mediatico

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Di seguito una dichiarazione di Valerio d’Alò, segretario interprovinciale Fim-Cisl per Brindisi e Taranto:

È oramai un valzer continuo di dichiarazioni, frasi “spot” e concetti in sospeso, quello a cui assistiamo da tempo: dal 2012 i lavoratori di Ilva e indotto sono di fronte ad un vero e proprio circo mediatico. Ognuno, un po’ per prendere popolarità, un po’ per consensi, gioca a chi la spara più grossa. Puntualmente il tempo però provvede a svelare le realtà. Ma cosa ne è della tranquillità dei lavoratori e delle loro famiglie? Chi si preoccupa di stare sui fatti argomentando ai cittadini le proprie posizioni? Nessuno.
A riprova di questo anche le ultime dichiarazioni del M5S e del presidente della regione Puglia Emiliano. Proclami di chiusura e, nella migliore delle ipotesi, slogan di “riconversione e impiego dei lavoratori nelle bonifiche”.
Come Fim-Cisl intendiamo stare dalla parte dei lavoratori che, anche quest’anno, hanno vissuto il Natale tra le incertezze e i dubbi disseminati ma privi di fondamenta.
Siamo i primi ad aver sempre (e continueremo a farlo) chiesto una fabbrica eco-compatibile che tuteli ambiente, salute e lavoro ma ancora ad oggi, quando qualche politico di passaggio parla di riconversione, ci chiediamo dove sia dopo tre anni dall’inizio di questa vicenda, il famoso “piano alternativo” per l’economia tarantina.
Detto in poche parole ci chiediamo, se esistesse davvero una possibilità, a cosa serva aspettare i disoccupati dell’Ilva per metterla in atto? Come mai ad oggi non c’è stato nulla in questa direzione? Conosciamo abbastanza gente, padri e madri di famiglia, che sarebbero disposti ad impiegarsi da subito in queste nuove attività produttive, perché aspettare? Semplice, ad oggi non esiste nulla di concreto.
Sulle ultime dichiarazioni del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, riteniamo utile che vengano forniti i dettagli delle operazioni annunciate, sebbene ogni tecnologia che abbatta l’inquinamento sarebbe la benvenuta, occorrerebbe correlare le dichiarazioni di dati certi come l’approvvigionamento, le ricadute sul piano occupazionale e soprattutto, richiesta che reiteriamo, la disponibilità della Regione sull’integrazione al reddito dei lavoratori che accedono agli ammortizzatori sociali.
Siamo inoltre l’unica città, ma anche l’unica regione, che non sa bene come interpretare l’Unione Europea. Da una parte non vediamo l’ora di segnalare infrazioni (che pagheremo noi stessi tra l’altro), dall’altra denunciamo il rigore e la faziosità di alcune scelte che per fortuna trovano percorsi giudiziali, come la Xylella.

Non intendiamo essere polemici ma solamente codificare il pensiero dei lavoratori che rappresentiamo che già da tempo chiedono, per lo meno, di ricevere informazioni chiare, non filtrate da retro pensieri nascosti.
Il segretario generale nazionale della Fim-Cisl Marco Bentivogli – oltre un anno fa – aveva detto fuori dal coro, che la strada di nazionalizzare oltre che allontanare acquirenti veri era sbagliata e dannosa. Bastava ascoltare chi si occupa seriamente di Ilva da anni e non i trombettieri e cialtroni dell’acciaio pubblico, vogliosi della vecchia Ilva pubblica fatta di tangenti e di inquinamento.
Le prese posizioni ultime espresse dalla nostra organizzazione, da Legambiente, e da alcuni esponenti della politica fanno intravedere la possibilità di percorrere strade condivise per una risoluzione del caso Ilva, fanno sperare che le frammentazioni (forse volute da qualcuno) nel nostro territorio siano sanabili e che si possa, con la buona volontà e la collaborazione di tutti, lavorare insieme.


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