Oggi è il giorno del vertice sulla siderurgia, governo e parti a confronto. Davanti a Renzi, dunque, si prospetta la crisi di un settore strategico dell’industria nazionale e in particolare, del colosso siderurgico di Taranto. Le incognite sono tante e una più enorme dell’altra, di certezze c’è solo quella del declino dell’Ilva. Secondo l’allarme lanciato nei giorni scorsi da Federacciai, nel giro di pochi mesi, continuando di questo passo, l’Ilva chiude. C’è un piano industriale, la proprietà aziendale ha detto che mostra attenzione ma di soldi, per ora, non si parla. I lavoratori sono preoccupatissimi perché ancor prima degli stipendi (ed è tutto dire) devono arrivare i fondi per evitare il deterioramento dei mezzi, con incidenti che si susseguono, per esempio, e un impoverimento tecnologico allarmante. Insomma, benvenuto alla guerra, Renzi. La guerra dell’acciaio, che si combatte a Taranto, città sospesa fra il dubbio o si mangia o si respira. Di questo passo, né l’una cosa, né l’altra.
Il sindaco tarantino, Ippazio Stefàno, ieri ha firmato la lettera inviata al presidente del Consiglio per ringraziarlo della sua citazione nei confronti delle donne e degli uomini di Taranto. C’è bisogno di un’attenzione specifica, ricorda Stefàno, perché oggi Taranto è un problema nazionale.
Sul (complesso) fronte giudiziario, la Cassazione ha detto no al dissequestro di cento milioni di euro di Riva Fire, nell’ambito di un’inchiesta per presunta frode in tema di finanziamenti pubblici.