L’esame autoptico compiuto da Alessandro Dell’Erba chiarisce che il corpo trovato a tre metri di profondità non era quello di un annegato. Il ritrovamento del cadavere, a metà settimana, nello specchio d’acqua antistante Monopoli, fa supporre essere di Paolo Dragone, il cadavere. Ci vorrà un po’ di tempo per gli esiti dell’esame del dna ma i dubbi sono ormai pochi, per la scomparsa il 19 maggio del 57enne dipendente comunale monopolitano. Ucciso poi buttato in acqua: oltretutto, l’autopsia sul corpo rinvenuto in mare fa risalire la morte a una settimana prima del ritrovamento. Dunque, c’è pure coincidenza di tempi. Secondo gli investigatori, l’ipotesi dell’omicidio-suicidio è ormai quasi l’unica in campo: Enrico Galati, 47enne di Melissano, ex convivente di Dragone, lo ammazza, poi lo lega a un blocco di cemento e lo butta in acqua. Alcuni giorni dopo, domenica scorsa cioè, si uccide buttandosi sotto un treno, a Mola di Bari.