Di Agostino Convertino:
Vede la luce, in edizione limitata e in via di rapido esaurimento, l’ultima impresa editoriale di Franco Bellopede: “Martina Franca, Contrada Cupina” edito da Artebaria. L’infaticabile scrittore martinese ha attraversato, in lungo e in largo, la cultura locale osservabdola attraverso il caleidoscopio dalle molte sfaccettature della martinesità. Il riferimento principale è la cultura contadina di cui Bellopede è formidabile conoscitore e narratore in difesa dei migliori valori che questa dimensione culturale può ancora trasmettere. Il mondo rurale martinese ha ancora molto da dire per la particolarità espressa dal nostro territorio (esteso per ben 298, 7 chilometri quadrati e quarantesimo nella speciale classifica dei comuni più estesi d’Italia) con la sua antropizzazione diffusa e omogenea – basata sul muretto a secco e sul trullo come cifra architettonica distintiva – e le sue intramontabili tradizioni. Il merito di questo volumetto impreziosito da belle immagini è quello di aprire una finestra sul mondo delle contrade martinesi. Piccoli e preziosi mondi di una galassia sparsa tra Murgia e Valle d’Itria: ogni contrada un piccolo popolo, una festa religiosa e popolare tramandata con solennità e assennatezza in punta di pietà popolare, storie e leggende a metà strada tra il reale e il fantastico. Il libro offre una singolarità storica e tradizionale fuori dal comune: partendo dalla croce dedicata al Cristo Redentore (issata nel 1932, visibile in copertina), Franco Bellopede percorre per l’ennesima volta quella strada citando i nomi delle vigne e dei rispettivi proprietari di un tempo richiamandone, uno ad uno, anche i soprannomi in lingua martinese. “L’elenco” – come cita lo stesso autore – “è un omaggio a uomini e donne che hanno umanizzato La Cupina e con il loro diuturno lavoro hanno trasformato il territorio da boschivo a vigneto creando un paesaggio di indicibile bellezza e notevole spessore economico”. Una frase che sintetizza il carattere forte e fiero del nostro popolo e ne testimonia la storia nella speranza che l’esempio di Franco Bellopede sia seguito da qualche altro “genius loci” di altre contrade.