Venticinque anni fa, la visita di papa Giovanni Paolo II a Taranto e Martina Franca. Il 29 ottobre, prima l’incontro con la comunità martinese, poi, in conclusione della visita pastorale, la messa allo stadio “Erasmo Iacovone” di Taranto. Anche a Martina Franca, Karol Wojtyla fece un discorso talmente lungimirante da poterlo senza alcun dubbio calare nel contesto odierno, di un territorio in crisi. Di quel discorso, l’amministrazione comunale di Martina Franca ha provveduto a ristampe. Amministrazione che organizza una celebrazione della visita di papa Wojtyla. La manifestazione si terrà il 7 novembre:
VISITA PASTORALE A TARANTO
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI AGRICOLTORI E AGLI ARTIGIANI
Piazza XX settembre di Martina Franca (Taranto)
Domenica, 29 ottobre 1989
1. Durante la mia visita all’arcidiocesi di Taranto non poteva mancare l’incontro con la vostra bella comunità di Martina Franca. Da questo luogo sono spinto a guardare l’orizzonte, cercando da un lato il mare Ionio e dall’altro l’Adriatico. Ma soprattutto lo sguardo cerca la suggestiva valle d’Itria, curata con amorevole fierezza dai coltivatori della terra e da tutto il popolo martinese. Nello stesso tempo, con uguale curiosità, gli occhi si dirigono verso il centro storico, alla ricerca delle raffinate manifestazioni della vostra tradizione artigianale.
Contemplando da questo singolare osservatorio l’insieme di case e strade, giardini e campi che formano Martina Franca, si prova subito un sentimento di ammirazione per il Creatore e per l’opera delle mani dell’uomo. È, la vostra, una terra strappata faticosamente alla roccia della Murgia, resa docile e feconda con il lavoro tenace di generazioni di contadini e di massari; una terra che ha fornito, per così dire, la materia prima alle tante e diverse botteghe di artigiani, abili nella lavorazione del legno e della pietra, della calce e della lana. Botteghe che – sappiamo bene – hanno gloriose tradizioni anche in altri centri di questa provincia: penso soprattutto a quelle della ceramica di Grottaglie.
Grande è stato il merito dei vostri padri, che hanno saputo custodire e coltivare i boschi, arricchire la terra di vigne ed ulivi, piegare la durezza della pietra e costruire i bianchi tipici “trulli”.
Altrettanto degna di ammirazione è la loro fede operosa, che ha costellato il territorio di cappelle, santuari e chiese, fra cui primeggia l’insigne collegiata di san Martino. Tutto questo testimonia un’antica, feconda comunione tra religione e lavoro, tra fatica e croce, tra sudore e preghiera, tra creatività e redenzione (cf. Laborem Exercens, 27).
2. Oggi, lo sappiamo, l’economia di questo territorio non è priva di difficoltà, al punto che le piccole aziende agricole a conduzione familiare cercano l’integrazione con altre attività, artigianali e non. L’agricoltura e l’artigianato vivono una complessa evoluzione, non solo e non tanto per le strutture e per i metodi di produzione, quanto piuttosto per il rapporto di dipendenza fra domanda e offerta, che impone limiti alla quantità e condizioni sempre più esigenti alla qualità e novità dei prodotti. Nessun settore produttivo può dirsi a sé stante.
Nella catena agro-industriale e agro-alimentare, l’agricoltura è anello del sistema economico del paese e specchio – con l’artigianato – di una interdipendenza sempre più marcata nello sviluppo. Proprio per questo anche il vostro lavoro è esposto al rischio di una nuova schiavitù imposta dal datore di lavoro “indiretto”. Ne ho parlato nella Laborem Exercens, mettendo in guardia contro una politica del lavoro non corretta dal punto di vista etico, proprio perché trascura un tale sistema di condizionamenti, gestito a volte dallo Stato stesso (cf. Laborem Exercens, 17). Sono qui ad incoraggiare e sollecitare sforzi di politica economica volti alla salvaguardia di diritti specifici dei lavoratori, particolarmente del sud.
La urgente diversificazione dell’economia ionica esige che l’agricoltura di tutta la provincia sia sostenuta con processi cooperativistici coordinati e corretti insieme con poli agro-industriali integrati; esige anche che l’artigianato non sia condizionato ad una sopravvivenza elitaria e volontaristica, ma incoraggiato con l’applicazione delle leggi di settore. La crisi mondiale dell’acciaio chiede che il bene comune sia perseguito attraverso una nuova, giusta e solidale regolazione dei rapporti fra le diverse economie.
3. Ho parlato di solidarietà. Essa è insieme sorgente e frutto della pace con Dio e con tutto il creato. Essa fonda ed alimenta quel rapporto sereno ed armonico degli uomini fra di loro e con le realtà del cosmo, che è stata tradizione feconda della civiltà rurale, come pure della cultura delle botteghe, vere e proprie scuole di vita.
Non posso fare a meno di consegnare a voi, martinesi, la mia sollecitudine per una delle sfide più pressanti della nostra generazione: come conciliare l’economia dello sviluppo con l’ecologia umana, con la qualità della vita.
Ricerche scientifiche, proposte ed iniziative di associazioni professionali e, soprattutto, la responsabilità degli operatori economici, devono stabilire la compatibilità “umana” fra le tecniche di produzione, trasformazione e commercio e il rispetto degli equilibri ambientali. “Nei confronti della natura visibile siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire” (Sollicitudo Rei Socialis, 34). Un compito, questo, che impegna ogni cittadino.
In questa vostra terra ancora relativamente immune dagli inquinamenti delle grandi aree urbane ed industriali, il Papa vi esorta alla lungimiranza di fronte a beni come l’aria pura e l’acqua limpida, i boschi verdi e le terre coltivate. Solo così consegnerete integro alle generazioni future il patrimonio di queste vostre ricchezze naturali, insieme con l’antico spirito di accoglienza operosa, cordiale ed esigente dei vostri padri. Solo così trasmetterete il senso genuino del creato e della fraternità ai vostri discendenti e a quanti abiteranno, domani, questa terra che vi è cara.
4. La qualità della vita non è solo il risultato di un ambiente sano e pulito, ma il frutto della promozione globale dei valori economici, culturali e morali di un popolo.
Tanti valori devono essere sempre riproposti, redenti e resi armonici mediante la sapienza evangelica.
In particolare, la qualità della vita morale e religiosa, che da sempre è anima e fermento della vostra civiltà, vi impegna tutti in un’opera di generosa rivitalizzazione. Le espressioni originali di religiosità popolare e di impegno sociale, che caratterizzano la vostra storia, vi stimolano in questa stagione ad una nuova semina, ovunque sia possibile: nelle associazioni di culto e nei luoghi di formazione, nell’apostolato della carità, nelle confraternite e nelle altre organizzazioni. Sapendo che “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune” (1 Cor 12, 7), siate “operai della vigna”, gioiosi e laboriosi, affinché Martina Franca – che ha fornito uomini di genio e di cultura, Vescovi e sacerdoti, religiosi e laici, benemeriti della società e della Chiesa – continui a portare abbondanti frutti di cooperazione e solidarietà anche ai nostri giorni.
Popolo diletto di Martina Franca, accogli le tue nuove generazioni con costante e coraggioso amore alla vita, nel fiducioso ascolto della Parola di Dio. Saprai così resistere alla tentazione del consumismo e alla seduzione del secolarismo.
Aziende agricole e botteghe artigianali, ditte tessili e imprese edili, voi tutte espressioni del lavoro commerciale e delle attività culturali, artistiche e sportive di questo popolo tenace di Martina Franca, possiate proseguire verso nuovi traguardi di convivenza civica e di progresso sociale e spirituale. Vi animi l’amore alla vostra terra e all’unità delle vostre famiglie, vi orientino l’insegnamento della Chiesa e il richiamo della santità cristiana.
Con l’intercessione del celeste patrono san Martino, a tutti imparto la mia paterna benedizione.
Di seguito il video della visita di papa Giovanni Paolo II a Martina Franca, fonte la rete: