E così la riforma delle amministrazioni locali si è rivelata per quella che è: una farsa. I presidenti delle Province e i sindaci delle città metropolitane, riuniti oggi in assemblea a Roma, hanno sottoscritto un documento in cui evidenziano che nelle condizioni attuali “non è possibile garantire i servizi essenziali”. E scrivono, i presidenti delle Province nonché i sindaci delle città metropolitane: se il governo non dovesse rivedere l’attuale impostazione, non saranno loro presidenti o sindaci ad assumersi le responsabilità per “le gravi conseguenze”.
La riforma delle amministrazioni provinciali, che doveva snellire l’apparato pubblico: da qui si è sempre detto, l’unica cosa abolita è stata il voto dei cittadini. Nessuna riforma vera, nessun programma, qualche trionfalismo ingiustificato e qualche polemica perché tizio, caio o sempronio è stato trombato, ma ai problemi veri, quelli dei cittadini, quelli delle comunità, l’apparato politico non ha pensato. Tanto per fare un esempio: si facciano un giro nelle scuole superiori, i tizi che hanno varato la riforma. E quelli che si sono fatti eleggere e che si sono accorti ora di che razza di situazione si vive. I nodi sono venuti al pettine e oggi i presidenti, con i sindaci delle città metropolitane, con il loro ordine del giorno hanno certificato che siamo sull’orlo del baratro (o anche oltre). I presidenti, peraltro, avrebbero potuto farlo anche qualche settimana fa, prima di essere eletti. Dire, cioè, che con questa sedicente riforma, si sarebbe andati, tutti quanti noi cittadini, dritti dritti a schiantarci contro il muro.
(foto home page: Martino Tamburrano, prima riunione del consiglio provinciale di Taranto, repertorio)