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Matera: museo internazionale della fotografia Sassi

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Di Nino Sangerardi:

Notevole l’idea di realizzare il “Museo internazionale di fotografia nei Rioni Sassi di Matera”, a sostegno e tutela dell’esclusivo patrimonio dagherrotipo con al centro il Rione Caveoso e il Rione Barisano e la Lucania, da collocare dentro l’ampio e significativo vicinato(in stato di rovina, dimenticato dalle varie entità pubbliche) che si trova in Via Purgatorio Vecchio, fotografato nell’anno 1952 da Henri Cartier Bresson.

Una struttura presidio e mezzo di divulgazione della fotografia quale ricchezza culturale , punto di riferimento mondiale e nazionale per fotografi, studiosi, viaggiatori, istituzioni scolastiche, Enti  pubblici e privati.

Finalità del Museo : raccogliere scatti e reportage dei numerosi fotografi che, durante gli anni 1948-1973, sono stati in Basilicata e soprattutto nella città rupestre unica al mondo : i Rioni Sassi.

Quindi costruire un archivio  di grande valenza storica antropologica e intellettuale tramite le immagini create da  italiani, francesi, americani, polacchi e australiani come Giuseppe Rotunno, Mario Carbone, Fosco Maraini, Domenico Notarangelo, Augusto Viggiano, Arturo Zavattini,  Piergiorgio Branzi, Mario Cresci, Luigi Ghirri, Federico Patellani,Gianni Berengo Gardin, Henri Cartier Bresson, Ernst Haas, Esther Bubley, David Seymour, Dan Weiner, Eliot Erwit, Marjory Collins,Bruno Barbey.

Tra i compiti della  Pinacoteca si prevede la costruzione di una Mostra fotografica permanente attraverso l’esposizione delle istantanee prodotte dai fotografi giunti in Lucania stimolati e affascinati dalla lettura del  libro “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi; promuovere e organizzare attività di carattere didattico, incontri, manifestazioni, convegni, erogazione di borse di studio, assegnazione di riconoscimenti a opere fotografiche, nazionali ed estere, che si siano particolarmente distinte nel contribuire alla divulgazione delle realtà lucane dell’epoca fino ad oggi.

L’importanza e la necessità di istituire un punto di raccolta internazionale di foto su Matera e i Rioni Sassi e la Lucania si riscontra leggendo il saggio vergato da Lindsay Harris(Andrew Heiskell Director ad interim America Academy di Roma, già docente di Storia della Fotografia della Luiss Business Scholl di Roma)  e pubblicato dalla Rivista di Studi di Fotografia. Ecco : Il volto umano del big business. Fotografia documentari americana a Matera(1948-1952).

Una ricerca che indaga su come l’arte, e in particolare la fotografia, plasmi le percezioni del paesaggio da parte dell’essere umano e , di conseguenza, ne determini la trasformazione nel corso degli anni.

Sono tre i fotografi americani descritti da Harris : Marjory Collins, Esther Bubley e Dan Weiner che documentano il modus vivendi di quella che Weiner avrebbe definito “primitive esistence” nella città dei Sassi.

Ovvero le casegrotte  scavate nella roccia  che le famiglie condividevano con i propri animali da soma o di allevamento, donne e bambini infetti di vari malanni che trasportavano acqua dai pozzi comuni : “Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi. Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l’inferno di Dante, in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto. Alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera. E’ davvero una città bellissima, pittoresca, impressionante…Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà. Chiunque veda Matera non può non restare colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza.(Carlo Levi)”.

I reportages dei tre fotografi  non rivelano soltanto gli aspetti di miseria e desolazione dei luoghi ma raccontano anche la modernizzazione di Matera : dall’avvento nei mercati rionali delle nuove pentole di produzione industriale alla nascita nel 1952 del Borgo La Martella—grazie all’imprenditore,  ingegnere chimico, editore e Senatore della Repubblica italiana Adriano Olivetti, progettato dall’ architetto Federico Gorio insieme a Ludovico Quaroni, Piero Maria Lugli, Michele Valori—per dotare di case moderne parte dei circa venti mila abitanti sfollati dai Rioni Sassi.

I fotografi venuti dagli Stati Uniti immortalarono “anche i segni— rileva Lindasy Harris–  del rinnovamento innescato dal petrolio in una serie di trenta fotografie che non vennero mai pubblicate. Quando Bubley fotografò  Borgo La Martella,  questa nuova esperienza del nucleo urbano di Matera stava per diventare una potenziale frontiera del petrolio americano e italiano. Nel 1953 le principali compagnie USA e europee avevano cominciato a collaborare per definire una strategia che consentisse di ricollocare sul mercato mondiale il petrolio iraniano requisito due anni prima. Nel 1954 Standard Oil aveva stretto un accordo con Eni, azienda diretta da Enrico Mattei, per gestire due raffinerie in Italia; al contempo Eni si consorziò con l’asse anglo-iraniano per gestirne una terza.

La benzina prodotta in questi impianti iniziò a essere venduta al dettaglio nelle stazioni di servizio in tutta Italia nel momento in cui la nuova rete infrastrutturale si apprestava a diventare oggetto di grandi investimenti.

Il Consorzio Italia-USA contribuì a rendere Matera un mercato appetibile per il commercio internazionale di petrolio e offrì a Esther Bubley un’opportunità per fotografare in un remoto villaggio dell’Italia meridionale il lato umano delle maggiori industrie mondiali… Le fotografie di Collins Bubley e Weiner a differenza dei loro colleghi europei evitano ogni forma di nostalgia e gettano luce  su un mondo arcaico sulla soglia della modernità. La loro rappresentazione di Matera può essere vista come il prodotto di un’epoca che a metà secolo annunciava una Pax Americana la quale sembrava aprire la via a un futuro chiaro e luminoso. L’umanità delle persone messa in evidenza dai fotografi americani e le copertine patinate delle riviste fecero conoscere quelle immagini, contribuirono a rendere quella prospettiva ancora più plausibile”.


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