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Ex Ilva, indotto: in un’impresa paura si aggiunge a paura, domani assemblea dei lavoratori Semat, fra i crediti non riscossi ed un decreto ingiuntivo

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La paura nella paura, nell’indotto Ilva. È quella dei lavoratori di una delle aziende più grandi, la Semat. Ha sede nel bresciano e per il siderurgico di Taranto si occupa di edilizia, con circa 250 dipendenti che rappresentano il grosso della forza lavoro dell’impresa lombarda.

Il consiglio di amministrazione di Semat, nei giorni scorsi, ha deciso di presentare istanza prenotativa al tribunale di Brescia per uno strumento di gestione della crisi d’impresa, in relazione alla situazione debitoria (articolo 44: accesso al concordato preventivo e al giudizio per l’omologazione degli accordi di ristrutturazione). Nello specifico è dei giorni scorsi un decreto ingiuntivo di Fincantieri nei confronti di Semat. Stando ad indiscrezioni è plurimilionario. Semat ha, dal canto suo, nei confronti di Acciaierie d’Italia un credito plurimilionario.

I lavoratori Semat in servizio a Taranto non hanno percepito lo stipendio questo mese. Ora sono preoccupati, nell’immediato, di passare in secondo piano rispetto a quel decreto ingiuntivo e sono preoccupati perché, ad esempio, un resoconto giornalistico da Brescia non esclude essere Semat l’azienda, tra quelle più importanti dell’indotto Acciaierie d’Italia, a rischiare per prima il crollo. I lavoratori Semat domani (ore 10) saranno in assemblea davanti alla portineria imprese del siderurgico di Taranto. Le notizie dalla Lombardia li allarmano, come se non bastassero quelle dalla Puglia.


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