Lo ha detto anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: l’uomo che era nel mirino dei killer, nella strage di Palagiano, doveva trovarsi in carcere e non in regime di semilibertà.
Solo che proprio in semilibertà si trovava, per un cavillo non era stato ancora arrestato con permanenza nel penitenziario di Taranto. La procura generale aveva detto no alla semilibertà. I carabinieri avevano anche steso un rapporto per la permanenza in carcere dell’uomo. L’udienza in programma, però, venne rinviata.
Così, quella sera, la sua compagna Carmela e il figlio di lei, il piccolo Domenico, tre anni, con i suoi fratellini, erano tutti in automobile, per accompagnare in carcere per la notte, Cosimo, il bersaglio dei killer. Quella sera, sulla statale 106 dir, zona di Palagiano, i killer hanno ammazzato Cosimo, hanno ammazzato Carmela, hanno ucciso anche Domenico. E sono andati via. In condizioni normali, quell’auto, lì, con quella persona dentro, non ci sarebbe stata.