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Lecce: arrestati avvocatessa e il compagno poliziotto. Accusa: sequestrata una disabile psichica per rubarle la pensione Ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla polizia

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Un’avvocatessa 47enne, Gabriella Cassano. e il compagno 48enne, Fabio Degli Angeli sono stati arrestati con l’accusa di sottrazione, abbandono e circonvenzione di incapace, sequestro di persona, estorsione e altri reati commessi nei confronti di una persona affetta da deficit cognitivo e altri disturbi psichiatrici e del padre di quest’ultima. I due sono sono stati raggiunti da un’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip Alcide Maritati eseguita dagli uomini della Squadra Mobile di Lecce e ristretti agli arresti domiciliari.

La prima denuncia è stata presentata ai poliziotti dall’avvocato ed Amministratrice di Sostegno della vittima agli inizi del mese di gennaio 2018 quando si è accorto della scomparsa della donna dal reparto di Psichiatria dell’ospedale Vito Fazzi.
Le indagini immediatamente avviate dalla Squadra Mobile, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Maria Rosaria Micucci, hanno consentito di ricostruire la triste vicenda.
La vittima, dopo essere stata sottratta dalla cura e vigilanza del reparto di psichiatria, è stata condotta in diverse abitazioni di proprietà degli indagati, abbandonata al freddo, privata della terapia farmacologica ed in pessime condizioni igieniche. La donna ha subito notevoli limitazioni della propria libertà di movimento: Le veniva consentito di uscire solo se accompagnata da uno degli indagati e per le proprie esclusive finalità. Alla vittima veniva persino somministrato cibo in condizioni di tale precarietà igienica da indurle più volte conati di vomito.
Il tutto avveniva al solo scopo di procurare un ingiusto profitto economico, consistente nell’ottenere la revoca dell’Amministratore di Sostegno, nominato dal Giudice Tutelare, ed a conferire medesima carica ad uno degli indagati, esercente la professione di avvocato, al fine di acquisire la gestione della pensione di invalidità ed indennità di accompagnamento.
Inoltre, al fine di sviare l’attività di indagine, indottrinavano la vittima, versante in stato psicologico precario, a fornire agli organi inquirenti una versione dei fatti totalmente difformi rispetto alla realtà.
Infine, il solo legale, con minaccia richiedeva al padre della vittima una ingente somma di denaro a titolo di pagamento della parcella per i servizi legali resi minacciandoli di “pignorargli la casa” e di farlo “finire in prigione per cinque anni”.

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