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“Fare luce sul traffico illecito di diossina a Taranto” Il senatore Dario Stefàno chiede l'intervento del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti: polveri del camino Ilva finivano in un'azienda di Manduria, ha denunciato Peacelink

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Di seguito un comunicato diffuso dal senatore Dario Stefàno:

Il Presidente dell’associazione Peacelink, Alessandro Marescotti ha dichiarato che tutte le polveri di diossina prodotte dagli elettrofiltri del famigerato camino E312 dell’Ilva, finivano a Manduria, luogo in cui sembrerebbe esserci stata un’azienda che si occupava di smaltire le diverse tonnellate di diossina contenute in sacchi di tela-plastica chiamati “big bag”. Siamo dinanzi a un fatto gravissimo e chiedo al ministro Galletti di intervenire con estrema urgenza per fare luce su quanto dichiarato da Marescotti”. A chiederlo è il senatore Dario Stefàno, Presidente de La Puglia in Più, che ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Ambiente sulla preoccupante vicenda avvenuta qualche anno fa nella provincia di Taranto, in Puglia.

“Durante un convegno – continua Stefàno – Alessandro Marescotti ha precisato di aver ricevuto tale confidenza da un operaio che nel 2005 si occupava, inconsapevole del pericolo, di caricare i sacchi di diossina sul camion che li avrebbe poi trasportati dall’Ilva di Taranto a Manduria. Sempre secondo quanto affermato da Marescotti tale notizia sarebbe stata inserita anche nella parte secretata dei verbali di una sua audizione presso la commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti tenutasi nella Prefettura di Taranto l’11 marzo scorso, durante la quale lo stesso Marescotti avrebbe fornito anche ulteriori utili particolari come le generalità dell’operaio ILVA e il nome dell’azienda manduriana dove erano destinati i sacchi con i rifiuti”.

“I media locali hanno ripreso questa notizia generando preoccupazione e paura tra i cittadini della zona. Non si ha notizia infatti dell’esistenza di siti idonei ad accogliere rifiuti di quel tipo a Manduria mentre si conosce, attraverso le indicazioni circa la tracciabilità della diossina fornite da Ilva, come unico sito autorizzato ed esclusivo quello di Orbassano, in provincia di Torino. Se tutto questo venisse confermato – conclude Stefàno – ci troveremmo dinanzi a episodi di assoluta gravità per l’ambiente e per la salute dei cittadini su cui il governo deve indagare immediatamente e attivarsi di conseguenza”.

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