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Uno di Martina Franca, l’altro di Fasano: i killer di Canosa di Puglia In primo grado, Pietro Lamarra, martinese, condannato a 30 anni; per Giuseppe Lapadula, fasanese, 28 anni di reclusione. Secondo l'accusa dovevano uccidere un uomo, sbagliarono e ammazzarono la sua convivente

sentenza

Per l’omicidio della marocchina quarantenne Lakbira el Hayj, ieri sono stati condannati due uomini (qui la notizia da noi pubblicata ieri: https://www.noinotizie.it/29-10-2014/la-marocchina-uccisa-per-errore-a-canosa-di-puglia-due-condannati-vero-obiettivo-il-compagno/).

Dunque, i killer di Canosa di Puglia, che ammazzarono la donna per errore il 30 aprile 2011, erano stati ingaggiati in valle d’Itria e dintorni “ampi”, perfino il Centroamerica. Questo è sentenziato in primo grado, ovvero ce ne sono ptenzialmente altri due per sancire se fossero definitivamente colpevoli o meno.

Pietro Lamarra, 35enne, è di Martina Franca (ma da tempo si trovava in Costa Rica); Giuseppe Lapadula è di Fasano. Il martinese, ritenuto colui che sparò quando la donna aprì la porta di casa, è stato condannato a 30 anni di carcere, il fasanese dovrà scontarne 28, secondo la sentenza di primo grado pronunciata in tribunale a Trani. Secondo l’accusa, i due vennero ingaggiati da Pasquale Di Nunno, 72enne detto “l’americano”, che venne fermato in Costa Rica, nel frattempo deceduto, per ammazzare Cosimo Damiano Pastore, cinquantaduenne, che doveva al Di Nunno 126mila euro provento di attività illecite. I due andarono a casa dell’uomo, sbagliarono bersaglio e freddarono la convivente. Inizialmente, Pastore (che nell’agguato rimase illeso) finì pure in carcere perché indiziato dell’assassinio. Poi sono stati arrestati gli altri, ritenuti i veri responsabili, o il mandante, dell’omicidio. C’è un terzo condannato, a 18 anni di carcere: Nicola Dello Russo, che ha scelto il rito abbreviato.

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