Di Michele Vigilante:
Il 31 marzo 1984 venne uccisa a Nardò la 33enne Renata Fonte. Era assessore comunale, era impegnata per la legalità e specificamente per difendere il patrimonio naturalistico di Porto Selvaggio. Fu vittima di un agguato. Due sicari le spararono tre colpi di pistola.
Sono invece trascorsi 26 anni dall’uccisione di Francesco Marcone, direttore dell’ufficio del Registro di Foggia, indagine archiviata dopo la morte dell’unico imputato. Marcone fu brutalmente ucciso sotto la sua abitazione, con due colpi di pistola alla testa. Quella sera del 31 marzo del 1995 fu la figlia Daniela, oggi vicepresidente dell’associazione Libera, a scoprire il corpo di suo padre riverso sotto casa in una pozza di sangue. Marcone, come ci ricorda il magistrato Antonio Laforgia nel libro “Quarta mafia”, “il 22 marzo, aveva inviato un esposto alla Procura della Repubblica, denunciando alcune truffe messe in atto da falsi mediatori che garantivano, dietro ricompensa, il disbrigo di pratiche riguardanti il suo ufficio”. L’omicidio di Marcone avveniva in un periodo di grande fermento nel capoluogo dauno e fu collegato all’ambiente degli appalti edilizi, “core businnes della città” come ricorda lo stesso Laforgia. Dopo 26 anni, però, qualcosa sembra cambiare. Nel capoluogo ad inizio marzo si è insediata la Commissione Antimafia voluta dal Prefetto Grassi, su delega del Ministero dell’Interno, la quale ha voluto sentire Daniela Marcone sul delitto del padre, riaprendo un fascicolo doloroso della storia della città di Foggia. Questa la chiosa del Coordinatore del comitato mafie foggiane: “Non c’è dubbio sulla matrice mafiosa dell’omicidio ma, dopo decenni, non si è ancora giunti a nessuna sentenza di condanna”.