Rocco Dicillo era nativo di Triggiano; Antonio Montinaro di Calimera. Vito Schifani palermitano. La scorta, massacrata, insieme al magistrato antimafia Giovanni Falcone e alla moglie, pure lei giudice, Francesca Morvillo. Alle 17,58 di sabato 23 maggio 1992, mentre percorreva il tratto autostradale dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, la macchina con a bordo Giovanni Falcone, venne fatta saltare in aria. O meglio, venne fatta saltare in aria proprio la strada, con un quantitativo enorme di esplosivo azionato da un telecomando. Avvenne a Capaci. Venticinque anni fa. Oggi a Palermo, gli studenti di tutta Italia giunti in Sicilia con la nave della legalità, commemorano, con le più alte cariche istituzionali e con una città intera che vuole liberarsi dalla mafia, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Commemorazioni in tutta Italia e anche in altre parti del mondo. Il 19 giugno sarà l’assemblea dell’Onu, a New York, a commemorare Falcone.
Non si fermano, peraltro, le stragi: in epoca attuale, di stampo terroristico. Come quella della notte, alla Manchester Arena, dopo il concerto di Ariana Grande. Almeno 22 morti e sessanta feriti. L’attentatore è deceduto.