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Elezioni comunali 2017: Martina Franca, “cosa ci hanno insegnato” Intervento

elezioni urna

Di Leo Corrente:
Cosa queste elezioni ci hanno insegnato

La riconferma di Franco Ancona come sindaco ha del clamoroso.
I quattro anni del suo precedente mandato, apparsi agli occhi di tutti più che deludenti, lasciavano presagire una facile vittoria del centrodestra.
Se a ciò si aggiunge il trend nazionale estremamente positivo per il centrodestra (ed i risultati delle consultazioni amministrative di giugno lo hanno facilmente confermato, visto che si è vinto pressoché ovunque) sembrava impossibile che si potesse perdere, apparendo chiaro che la maggior parte dei martinesi volesse a Palazzo Città un cambio di guardia.
Abbiamo visto come è andata per cui a votazione ed elezione ultimata si impone una breve analisi di riflessione.
I meriti di Franco Ancona.
E’ stato fortunato e la fortuna lo ha ricompensato. Era fuori dal ballottaggio (probabilmente in modo ingiusto) ed è stato rimesso all’ultimo momento in carreggiata partecipando al ballottaggio che ha avuto minor tempo di preparare.
Ancona ha avuto dalla sua una coalizione compatta , capace di superare tutte le divisioni interne. E’ tipico della sinistra e va dato atto che al momento opportuno da quella parte si sa sempre cosa fare al momento giusto.
Prima delle elezioni si era per es. sostenuto che Coletta fosse contro Ancona; che Bufano e Pentassuglia non volessero Ancona ecc.ecc. Al momento giusto però ogni contrasto è venuto meno e la coalizione si è presentata compatta, pronta a dare battaglia; nel complesso ha funzionato meglio la organizzazione della coalizione apparsa alla fine decisamente più esperta.
Persino il comizio finale di venerdì è servito ad Ancona a dare una spallata alla coalizione del centrodestra, dovendo riconoscere che gli interventi per esempio di Tonino Scialpi e di Coletta, sufficientemente pacati nei toni ,ma estremamente incisivi nei contenuti, come buona regola vuole, sono serviti a catturare i voti degli indecisi e dei cattolici e dei giovani.
I demeriti di Eligio Pizzigallo e del centrodestra.
Premesso che Eligio Pizzigallo era persona nuova affacciatosi alla politica ( ma questo aspetto a volte deve essere compreso dall’elettore, perché andavano anche spiegate quali competenze politiche potessero riconoscersi al bravo medico, prestato occasionalmente alla politica) è di solare evidenza che siano stati commessi da coloro che erano vicini al candidato evidenti errori che hanno alla fine inciso sul risultato della competizione.
Eligio Pizzigallo è stata una scelta voluta dall’alto, andata in contrapposizione con chi (Pino Pulito) forte del proprio consenso popolare acquisito negli anni, riteneva di poter ambire, anche attraverso le primarie (cui non si sarebbe mai sottratto certo di vincerle) alla poltrona di sindaco.
Non essendoci stati passi indietro né da una parte né dall’altra, si è andati incontro ad una diatriba interna al centrodestra senza precedenti, che ha portato poi al nefasto risultato finale del 25 giugno.
In campagna elettorale non era Franco Ancona il nemico da abbattere ma il rivale dell’altra coalizione di centrodestra concorrente nell’elezione del sindaco.
E’ inutile ripercorrere quanto accaduto in questi due mesi; il clima tra i due esponenti del centrodestra è apparso da subito avvelenato , rivendicando ognuno dei due contendenti una leadership, che l’altro ovviamente si è guardato bene dal riconoscere.
Questo clima se da una parte è servito al centrodestra per ottenere di fatto il massimo consenso possibile (al primo turno quasi il 60% dei voti, se si sommano quelli riportati dalle due coalizioni ) dall’altra ha generato un’acredine personale tra tutti i contendenti delle due coalizioni, che ha portato ad una divisione finale insanabile.
E difatti, come volevasi dimostrare, al ballottaggio è mancato totalmente al povero Pizzigallo l’apporto di voti che l’altra coalizione di centrodestra, nonostante le rassicurazioni dei vertici, avrebbe dovuto dare, ritenendo il popolo di Pulito un tradimento il sostegno all’ultimo momento ad un candidato che è stato il vero nemico della consultazione.
Come non fare autocritica nel centrodestra!
Si è sbagliato inizialmente a non trovare un accordo, che portasse ad una candidatura unitaria. Pino Pulito non era per il vertice locale del centrodestra sufficientemente all’altezza del possibile incarico di sindaco? Ed allora si è rigati dritto alla ricerca della figura esterna alla politica. Dall’altra parte Pino Pulito non si è piegato all’imput di chi detiene il potere politico locale, né ha ritenuto di fare passi indietro, convinto di potersi giocare fino all’ultimo la propria partita.
Il risultato è stato che i due candidati di centrodestra si sono amaramente scontrati tra di loro e solo uno è pervenuto al ballottaggio.
Poteva realmente il popolo di Pulito portare voti a Pizzigallo dopo tutto quello che è accaduto? Francamente no e comunque era una ipotesi francamente difficile. Se ciò è avvenuto è avvenuto in minima parte: i voti del ballottaggio lo dimostrano, laddove Pizzigallo ha incrementato i voti del primo turno solo di un migliaio; più ampio (quasi 2500) è stato invece l’incremento di voti di Ancona (rispetto al primo turno) che ha saputo raccogliere certamente i voti soprattutto degli indecisi o di coloro che avevano votato altri partiti al primo turno.
Quel che è certo è che la sconfitta del centrodestra brucia a tutti, perché assolutamente non prevista.
Riascoltando l’intervento finale di venerdì sera di Pizzigallo e di tutte gli altri intervenuti al comizio, si coglieva netta l’impressione della vittoria quasi a mani base del candidato fittiano. Grave errore di valutazione, oltre che peccato di presunzione! Ed anche in quell’occasione si sono commessi ulteriori errori che hanno con probabilità inciso sull’esito finale della votazione. Il “tornatene a Bari” indirizzato al Presidente della Regione Puglia Emiliano o “vattene in pensione e goditi la pensione” indirizzato a Franco Ancona, sono apparse espressioni volgari, prive di contenuti politici e controproducenti, visto poi anche come è andata a finire.
Ci si aspettava in quell’occasione un diverso intervento, volto magari a spiegare anche con più garbo, le reali ragioni del tanto decantato cambiamento! Ma la politica non ha insegnato nulla a chi la fa oramai da anni per mestiere?
Ed allora è emersa in questa occasione non solo la impreparazione ma anche la inesperienza di quel centrodestra, che voleva cambiare pagina, ma che non è stato capace mai di parlare alla gente.
Utilizzando una metafora, Pizzigallo ha fatto la parte della Juventus nella finale di
Glasgow. Era forse più forte del Real Madrid di Franco Ancona. Prima della partita nel clan di Pizzigallo si rideva e scherzava certi della vittoria. Ci si è dimenticati che dall’altra parte però c’era una squadra esperta, fatta di volponi ed abituata alle finali, che sono sempre le partite più difficili. E alla fine il risultato ha premiato chi quella sera dell’ultimo comizio ha meglio espresso sul palco la propria posizione, le proprie idee.

Conclusioni e responsabilità.
Franco Ancona ha vinto ed a lui ed alla sua coalizione si deve riconoscere il giusto premio. Egli ha saputo ricucire all’interno del suo gruppo tutti gli strappi (peraltro pesanti) mentre ciò non è avvenuto nel centrodestra dove la crisi si è addirittura acuita fino all’estremo.
Pulito ha combattuto una battaglia contro i titani, se si considera che partiva senza le risorse economiche esistenti invece per il più benestante Pizzigallo. E’ stato anche lui presuntuoso? Giudicherà il tempo!
Pizzigallo ha creduto in un progetto che pensava lo avrebbe portato facilmente alla vittoria; le sue liste erano fatte principalmente di persone definite perbene e portatrici di voti; ma non ha compreso che la politica presenta seri rischi. Il candidato deve piacere alla gente e forse Pizzigallo (ma forse ancor più le persone che gli erano vicine) non era così simpatico alla gente comune. Certamente Pizzigallo non ha fatto breccia nel popolo dove si è maggiormente valutata la disponibilità personale di Pulito, frutto di un lungo lavoro maturato negli anni.
Essendo per entrambi andate male le votazioni, data la vittoria del Sindaco Ancona, i due candidati sono risultati perdenti e quindi a loro vanno imputate le responsabilità del fallimento del centrodestra.
Ma queste responsabilità vanno estese anche a chi comanda in loco nel centrodestra, che, ahimè, non è stato capace di dirimere inizialmente il palese contrasto tra i due candidati; anzi, per aver palesemente sponsorizzato uno, senza ascoltare la voce del popolo (perché no alle primarie!) si individua una grave responsabilità politica, che è addirittura doppia, proprio per la scelta di appoggiare totalmente il candidato della Martina bene, certo che avrebbe sbaragliato tutto e tutti.
Si pensava probabilmente di fare finalmente una gran bella figura davanti a Fitto, con l’elezione a sindaco di persone espressione del nuovo partito, staccatosi da Forza Italia; si è puntato su Martina Franca (in termini di quasi assoluta certezza) e su Taranto (qui le certezze erano decisamente minori) con figure scelte dalla società civile: Sappiamo come è andata! Nessuno dei due è stato eletto!
Menomale che per il nostro parlamentare del risultato della provincia tarantina non si debba dar più di tanto conto al proprio referente leccese, visto che nella capitale del barocco salentino le cose sono andate ugualmente male, con l’elezione anche lì clamorosa del sindaco espressione del centosinistra, per cui anche in quella realtà il primo ad essere sotto processo è proprio il leader di Direzione Italia. Piccola consolazione per Martina Franca!
Si andrà ora ad una resa di conti interna? Improbabile. Ma certamente la lezione politica è stata dura e difficilmente da digerire.
Si resta appesi alla speranza “ricorso al Tar di Pino Pulito” che, con i tempi della giustizia, potrebbe portare di qui ad un anno forse a nuove elezioni: Ma per il momento è solo una speranza. Intanto godiamoci, salvo imprevisti, il quinquennio del Sindaco Franco Ancona, il quale a sua volta è stato doppiamente fortunato. Se Ancona fosse rimasto fuori dal ballottaggio tutti avrebbero imputato a lui ed alla sua squadra di vecchi comunisti della prima repubblica, il suo atto di forza nel voler ripresentarsi all’elezione mandando al diavolo la politica di rinnovamento al suo interno. I 1600 voti del giovane rampante e scalpitante Coletta, che ha fatto presa sull’elettorato dei giovani, avrebbero attestato nell’ipotesi della sua esclusione dal ballottaggio, il fallimento della sua scelta, apparsa ugualmente ai più come un atto di forza e di presunzione. Ma quelle scarse decine di voti che hanno segnato queste votazioni, portando Ancona al ballottaggio, sono state un segno del destino, anzi del Signore (visto l’intervento di Tonino Scialpi al comizio finale che più volte ha fatto richiami alla Chiesa ed ai suoi principi).
Fuori dal ballottaggio, vi sarebbe stato all’interno del PD locale la medesima resa dei conti, che ora ci si aspetta nel centrodestra. Buon per Ancona che l’elezione lo abbia alla fine premiato ed ora in quella coalizione si raccolgono meritatamente i frutti di un successo all’inizio assolutamente insperato.
A proposito Tonino Scialpi e del suo intervento al comizio finale, egli ha voluto anche rendere omaggio alla figura di Stefano Rodotà, il grande giurista, scomparso in questi giorni. Peccato che il suo giusto ricordo non coincida con la volontà del proprio partito di appartenenza, che due anni fa si oppose aspramente all’elezione di Rodotà come Presidente della Repubblica, puntando poi su Mattarella, espressione nel pensiero più morbida e meno scomoda, in sintonia con la morale dello stesso partito. Ma questa è un’altra storia che ai martinesi poco interessa.

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