Con queste cose prospettate dall’azienda, lunedì al ministero dello Sviluppo economico l’incontro durerà pochi minuti. Invece durerà l’intero giorno, dopodomani, lo sciopero. Ciò, quanto detto dai responsabili territoriali tarantini Fiom, Fim, Uilm, Usb dopo la comunicazione di Am InvestCo: per il rilancio dell’Ilva, quattromila lavoratori in esubero. Saranno 3311 quelli facenti capo al siderurgico di Taranto, circa seicento i genovesi (nel capoluogo ligure, lunedì, manifestazione di piazza). Sia chiaro, affermano i sindacalisti tarantini: siamo pronti a tutto. Cosa sia tale tutto, però, al momento non è chiaro “perché dovrà essere frutto dell’accordo fra i lavoratori”. Dunque, al momento, lo sciopero indetto per dopodomani e il consiglio di fabbrica per il giorno successivo. C’è anche il richiamo alle istituzioni locali “che devono farci capire da che parte stanno”, peraltro già ieri i sindaci di Taranto e, ancor prima, Martina Franca hanno detto che gli esuberi non vanno bene. I sindacati vogliono anche un’espressione di chiarezza dal governatore pugliese e chiedono che il contesto sociale sia un corpo unico perché questa è la vertenza di tutti, con il lavoro che non sarà barattato con la salute e la tutela ambientale. Occorre tutto. Rassicurazioni del governo, accolte con una fiducia che rasenta lo zero. Questo, il panorama dopo l’annuncio di Arcelor Mittal. Che però era praticamente preannunciato da mesi e il non avere, brutalmente se necessario, puntato i piedi sin da prima, indebolisce l’azione ora. I buoi rischiano di essere già scappati dalla stalla e il cancello da (tentare di) chiudere, a ben vedere, forse non c’è nemmeno. Perché sembrano più pronti a tutto gli altri, della serie così è se vi pare. E anche se no.
Agostino Quero