Dal comunicato di “Fratelli della stazione”:
Un ragazzo di 40 anni, un senza fissa dimora, è morto perché si è lasciato inghiottire dalla vita di strada, si è spento tra fiumi di alcol ai quali chiedeva di dargli attimi di serenità, di pace, di lievità. Perché come ha detto qualche giorno prima di morire «sono trent’anni che mi prendono per il culo. Che faccio questa vita di merda». Una vita sgualcita, che ha percorso con fatica quell’immaginario binario zero che fiancheggia la stazione di Foggia. Non lo abbiamo salvato. Abbiamo fallito. Tutti. Scusaci Michele. Conoscevamo bene Michele. Lo conoscevamo perché da diversi anni viveva nei pressi della stazione di Foggia, dove come associazione prestiamo servizio la sera portando latte e caldo e biscotti, ma soprattutto un po’ di conforto, ai senza fissa dimora che per i motivi più diversi sono finiti in strada. Per questo vogliamo ricordarlo e per questo continueremo a ricordarlo cercando di restituirgli un minimo di dignità.