Di Nino Sangerardi:
Prosegue innanzi al Consiglio di Stato la causa promossa da Ilva spa contro Regione Puglia e Regione Basilicata. La società che fabbrica acciaio a Taranto chiede ai giudici di annullare la sentenza del Tar di Lecce,anno 2016. Il dispositivo respinge la domanda di Ilva. Quest’ultima auspicava la cancellazione dell’ordinanza del Comitato di coordinamento accordo di programma firmato da Regione Basilicata e Regione Puglia e Ministero dei Trasporti,in merito alla tariffa dell’acqua all’ingrosso per settore industriale anni 2011, 2012,2013 e 2015.
I vertici politici della Regione Puglia,pochi giorni fa, visto l’esito positivo di primo grado hanno scelto di costituirsi in giudizio,affidando la difesa a un legale interno. Non è dato sapere la decisione in capo alla giunta regionale lucana.
Il fornitore di acqua pro stabilimento tarantino dell’Ilva è l’Eipli(ente sviluppo irrigazione e trasformazione fondiaria in Puglia Lucania e Irpinia), grazie al fiume Sinni in agro di Senise provincia di Potenza e al fiume Tara provincia di Taranto.
Il costo è stato definito con scrittura privata del 31 maggio 1999 sottoscritto da Eipli e Ilva ,e successive integrazioni come il decreto Legge del 3 novembre 2008.
La risorsa idrica—sostiene Ilva—viene utilizzata come acqua di processo tal quale o dopo trattamento di deminerilizzazione.Da tempo il consumo di acqua del Sinni si è ridotto in quanto l’azienda effettua la dissalazione dei pozzi interni che hanno un contenuto salino elevato.
Nel corso degli anni la pesca effettiva di acqua industriale dai fiumi Sinni e Tara è diminuita da 520 a 280 litri al secondo.
Perché il comitato di coordinamento appulo-lucano e Ministero deliberano,nel 2011, l’incremento del prezzo dell’acqua(componente ambientale) elargita alla fabbrica proprietà della famiglia Riva?
Tra l’altro, per dissuadere Ilva a utilizzare il liquido del Sinni sostituendolo con quello prodotto dall’impianto di ultraffinamento Gennarini-Bellavista.Prescrizione che Ilva impugna davanti al Tar leccese : qui i magistrati nel 2012 rigettano l’istanza ritenendo legittima la richiesta della Regione Puglia di ”… obbligare Ilva spa entro 24 mesi a usufruire delle acque di impianti reflui civili tarantini Gennarini-Bellavista… e predisporre studio di fattibilità per ridurre prelievo primario del 20% entro 3 anni e del 50% entro scadenza dell’Autorizzazione integrata ambientale mediante riuso acque dolci usate dal ciclo di produzione”.
La rimodulazione delle tariffe promossa dal Comitato fissava una diminuzione della spesa dell’acqua per uso agricolo del 25%( quindi diventa 0,06 euro al metro cubo) e aumento per quella industriale del 250% per l’anno 2012( diventa di 0,20 euro al metro cubo),del 400% per il 2013( diventa 0,32 euro al metro cubo) e del 500% nel 2014( diventa 0,40 euro al metro cubo).
In base alla crescita graduale dell’importo stabilito nel 2011,considerando il periodo 2012-2014, Ilva spa dovrebbe pagare più o meno da 6 a 12 milioni di euro.
Aspettando il verdetto dei giudici.