Di seguito un intervento diffuso da Tony Cannone, consigliere comunale di Taranto:
Come cittadino prima e consigliere comunale poi,voglio esprimere delle considerazioni su quanto accade a Taranto dal 26 novembre 2012, giorno in cui la Magistratura pose i sigilli agli impianti Ilva ponendoli sotto sequestro insieme alle merci oggetto del reato. Dopo numerosi e numerosi ricorsi, la emissione della nuova AIA e la sentenza della Corte Costituzionale, si doveva procedere finalmente all’attuazione del risanamento degli impianti per salvaguardare la salute e l’economia della Citta’, già profondamente segnata, forse in modo indelebile. Invece accade che il torpore che sembra aver pervaso la citta’ da decenni non sia vinto ma diventato endemico. E’ palese che l’Ilva, come dichiarato anche dal Ministro Ronchi, non ha piu’ risorse finanziarie, forse per colpa dei Riva, forse a causa dei sequestri che hanno costretto l’azienda a produrre meno, forse per la mancata vendita dei prodotti sequestrati e poi svalutati e invendibili se non a prezzi di stock, forse per la perdita di clienti che non hanno ricevuto quanto ordinato, forse per la perdita di credibilita’ nei confronti delle Banche, che non hanno piu’ sostenuto l’azienda, forse per i ritardi nell’applicazione dell’AIA, che hanno nuovamente nuociuto alla produttivita’ ed alla vita finanziaria aziendale. Non so quali siano i motivi, se tutti o in parte, dei suddetti, abbiano causato quanto sto per dire, ma sicuramente desidero conoscerli. Gli Autotrasportatori Tarantini fidelizzati solo a Ilva, per la tipologia dei mezzi e perchè l’azienda necessitava di fornitori sempre pronti e disponibili, attendono ancora il pagamento delle fatture emesse a novembre 2013, ben oltre il possibile ed i termini contrattuali pattuiti. Le aziende fornitrici di materie necessarie alla produzione e lavorazione dei prodotti, non ricevendo pagamenti, non consegnano, danneggiando la produzione; le imprese dell’appalto già con termini di pagamento molto lunghi, hanno notevolmente superato il limite senza ricevere il dovuto. La conseguenza di tutto cio’ sono, la mancata corresponsione di almeno due mesi di salario ai dipendenti, di contributi previdenziali e assistenziali, tasse all’erario, leasing, fitti di uffici e capannoni. I fornitori ed i fornitori dei fornitori, con il rischio di assegni protestati, di confisca mezzi, sfratti; con le Banche che applicano interessi che capitalizzati e se fuori fido diventano iugulatori. Insomma, una economia strozzata, bloccata che si sta’ accartocciando su se stessa priva di risorse finanziarie. Ciò che fa paura e’ ora l’assenza, da parte dell’Ilva, di assegnazione di commesse da ormai settimane, forse per mancanza di ordinativi, forse per la impossibilita’ di incassare e quindi rifornire i suoi clienti… troppi forse. L’Azienda interrogata, non risponde, non da’ spiegazioni. Penso che nessuno possa resistere in questo clima di incertezze presenti e future, essendo fortemente compromessa la vita aziendale e quella di tante famiglie in forte crisi. Voglio conoscere quale sara’ la sorte che attende Taranto ed i Tarantini. È un diritto per il quale l’Ilva non deve sentirsi additata, ma invitata a colloquiare con la Citta’ e le Istituzioni che la rappresentano. È un obbligo inderogabile…Urge che tutte le forze imprenditoriali, la societa’ civile e le forze politiche facciano un unico fronte per giungere ad un immediato chiarimento, che dia una svolta a questa vicenda e fiducia alla Citta’, per evitare il generarsi di azioni estreme, pericolose ed incontrollabili.
E’ chiaro che lei, non è pratico di aziende ed economia, per cui le segnalo la risposta al suoproblema, riportando quanto annullato dalla cassazione.
La Cassazione annulla il sequestro di 8,1 miliardi di euro nei confronti della Riva Fire, la holding della famiglia Riva che controlla l’Ilva.
La suprema Corte ha annullato senza rinvio il sequestro preventivo, accogliendo il ricorso presentato dai legali degli industriali, Coppi e Paliero, e ha disposto la restituzione alle Holding di tutti i beni.
Il provvedimento era stato disposto dal gip Patrizia Todisco, su richiesta della procura di Taranto, il 24 maggio scorso, successivamente e confermato dal Riesame il 15 giugno. Riguardava i beni e le disponibilità finanziarie di Riva Fire (Finanziaria Industriale Riva Emilio), che controlla l’Ilva di Taranto, sulla base della quantificazione elaborata dai custodi giudiziari degli impianti dell’area a caldo del siderurgico tarantino, per una cifra equivalente alle somme che nel corso degli anni l’Ilva avrebbe risparmiato non adeguando gli impianti.
Per quanto riguarda il resto, Ilva, non fa altro che applicare regole di mercato, ove nei casi come questo, il portafoglio ordini, viene spostato su altri stabilimenti, facendo decadere il vaore di ILVA Taranto, per poi scaricare le responsabilità, suglu eventi procedurali, le inchieste e cosìvia.
In questo modo, ILVA, riuscirà, novamente a non “pagare” nulla ed a scaricare le problematiche sulla popolazione, sui politici, che dovranno risolvere un problema irrisolvibile, causato da altri.
Cominci a domandarsi chi ha preso e cosa ha preso e poi si dia delle risposte.