Anche il Presidente della Sezione metalmeccanica di Confindustria Taranto, Antonio Lenoci, esprime le sue valutazioni sulla vicenda Ilva, alla luce dei più recenti sviluppi della questione. Di seguito:
“Il dibattito che si sta producendo attorno alla questione Ilva, che vede noi imprenditori dell’indotto in prima linea oramai da quattro lunghi anni, non può lasciarci né indifferenti e tantomeno silenti.
Ci riferiamo, soprattutto, alle dichiarazioni prodotte da quella parte politica che dovrebbe concorrere alla formazione del nuovo Governo: affermazioni alle quali non possiamo in realtà ribattere perché totalmente prive di costrutto, carenti di un anche debole impianto tecnico, totalmente sprovviste di precise indicazioni attinenti risorse, modalità progettuali, strumenti da mettere in campo.
Chi dichiara di voler chiudere l’Ilva, o ne invoca una chiusura “dall’interno” (ovvero programmata negli anni, come se a provvedervi dovessero essere, non si sa come, i suoi stessi dipendenti, e soprattutto come se non ci fosse più un acquirente in procinto di subentrarvi), ha il dovere di farlo con un programma serio, preciso, circostanziato e soprattutto chiaro.
Stiamo parlando della cessazione di un pezzo fondamentale della nostra vita e storia economica, che investe l’economia di tutto il Paese.
Stiamo parlando di un colosso che va ambientalizzato e messo in sicurezza, per il bene di chi ci lavora e di chi ci convive sullo stesso territorio: un processo che solo la continuità produttiva potrà rendere possibile, a meno che non si voglia oltre al danno anche la beffa.
Stiamo parlando di 14mila posti di lavoro, più un indotto già ridotto al lastrico a causa di una gestione commissariale sulla quale abbiamo, più volte e in diverse sedi, già avuto modo di esprimerci: non si può contare sul lavoro e sulla buona fede di tante imprese e migliaia di lavoratori per portare avanti uno stabilimento che ogni giorno registra un’emorragia di cassa abnorme (causa il regime bassissimo di produzione) e, pur consapevoli di questo, continuare a non pagare queste piccole e medie realtà produttive, oramai allo stremo.
Oggi a tutto questo, da noi più volte denunciato, manifestato e dichiarato ad ogni organo di informazione, si aggiungono anche i proclami di chiusura, programmata o meno che sia, di una non meglio precisata riconversione dell’economia del territorio, che sappiamo già da tempo compromessa anche dalla netta flessione della nostra siderurgia, di ipotetici progetti di rilancio turistico o di altri nobilissimi, ma non per questo risolutivi, settori della nostra economia.
Vorremmo, anche per il rispetto che crediamo si debba alle nostre aziende, fiaccate e fortemente ridimensionate da una vicenda finora fin troppo complessa, che questa delicata fase della nostra storia fosse contrassegnata da chiarezza, serietà e obiettività.
In questo momento è in corso, nella capitale, l’Assemblea generale di Confindustria. Sappiamo come anche il caso Ilva sia nell’agenda dei lavori, e già il nostro Presidente, attraverso un accorato appello alla vasta platea degli imprenditori italiani, ha lanciato un appello alla responsabilità, a far tornare l’industria al centro dell’agenda politica.
Un appello che ha toccato i punti per noi più urgenti, fra tutti la situazione dell’indotto.
Un appello che noi riprendiamo invochiamo rivolgendoci alle istituzioni locali, alla politica, al governo ancora in carica – affinché possa far giungere a definizione una trattativa che sappiamo essere ancora in corso – ed anche ai potenziali futuri rappresentanti della cosa pubblica, affinché possano operare con oculatezza, senso di responsabilità e serietà scelte che decideranno per il presente e soprattutto per il futuro, da qui agli anni che verranno, del nostro territorio e delle nostre imprese”.