Negli Stati uniti d’America dicono che se la General motors starnutisce, l’America ha il raffreddore. Potremmo mutuare al caso dell’editoria italiana, e in particolare della stampa italiana, che se il Corriere della Sera starnutisce, da noi è febbre alta. A dire il vero lo si sa già. Da qualche ora, in seno a quel gruppo editoriale si susseguono voci o certezze, tutte di una certa gravità come ad esempio le imminenti dimissioni, sembra, nientedimeno che del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli. Di seguito la notizia diffusa dall’agenzia Reuters a proposito, invece, dalla chiusura della redazione digitale:
Il Comitato di redazione dei Periodici di Rcs Mediagroup ha appreso con sconcerto e preoccupazione dell’intenzione dell’azienda di voler procedere alla chiusura della Redazione contenuti digitali, con l’ipotesi di cassa integrazione a zero ore per 15 giornalisti.
Rcd è la struttura giornalistica che da anni fornisce alle edizioni online quotidiane e periodiche di Rcs una parte considerevole delle loro produzioni video, ricorda la nota del Cdr.
“Ad aggravare lo sconcerto”, si legge, “le notizie di stampa secondo cui Rcs avrebbe già inviato a potenziali fornitori come l’Ansa e Lapresse un bando per la fornitura di servizi video le cui specifiche di fatto corrispondono al lavoro attualmente svolto dalla redazione di Rcd”.
I giornalisti dei Periodici di Rcs, nell’esprimere solidarietà alle colleghe e ai colleghi di Rcd, sono pronti a sostenere, nell’ambito di “un’auspicabile” azione unitaria da parte di tutti i lavoratori del gruppo, “ogni iniziativa utile alla ricerca di soluzioni socialmente più equilibrate, che segnino il superamento definitivo della stagione dei tagli privi di prospettiva”. (REUTERS)
(immagine: fonte la rete)